L'allarme: «Un esercito di 200 bracconieri è in azione lungo il Po»

Sabato 29 Febbraio 2020
Un'operazione dei carabinieri contro il bracconaggio sul Po
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CASTELMASSA - Sono oltre 200 i bracconieri in attività lungo l’asta del Po. I numeri sono stati fatti al convegno “Bracconaggio 2.0: la mafia del pesce” organizzato da Fipsas e Fiera Millenaria nell’ambito della 22esima edizione di Carpitaly a Gonzaga (Mantova), la mostra internazionale del Carp fishing e della pesca al siluro. Nell’affollata sala convegni del Padiglione Zero della Fiera Millenaria si è parlato delle attività internazionali di contrasto al bracconaggio ittico avvenute nell’anno 2019, che hanno coinvolto: Italia, Romania, Francia, Spagna e Ungheria. 
IL FENOMENO
«Nei paesi dell’Est, il pesce viene commercializzato in barba alle più elementari norme sanitarie», la denuncia. Ha destato grande interesse la presenza, per la Romania di quattro rappresentanti delle istituzioni che hanno organizzato e condotto le indagini e i blitz eseguiti nel 2019 contro l’organizzazione internazionale dedita alla pesca di frodo: Nita’ Teodor, procuratore della Procura vicino alla Corte di Appello di Costanza; Jurj-Tudoran Remus, procuratore della Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia; Finaru Dorin, commissario capo della Polizia all’interno dell’Igpr, Direzione dell’ordine pubblico e Sora Marian commissario capo della Polizia nell’ordine pubblico Igpr. 
MAXI OPERAZIONE 
Nell’operazione sono state arrestate 40 persone con un maxi sequestro di 6 tonnellate di pesce, oltre a documentazioni false, attrezzature e 169 perquisizioni. L’operazione “Bracconieri senza frontiere” è scattata grazie ad alcune segnalazioni ed è partita proprio dall’Italia, specie dalle province di Rovigo, Padova, Ferrara e Varese. 
I bracconieri che agiscono sul Po, per la gran parte provenienti dall’Est Europa e in particolare dalla Romania, sono oltre 200 secondo le stime delle associazioni di pesca e delle forze dell’ordine. Il Po è di gran lunga il più colpito, ma il fenomeno si è esteso anche a Roma (sul Tevere e nel laghetto Eur) e nel Meridione dove i bracconieri hanno depredato le acque. 
«Il danno ambientale, a causa dei metodi di pesca invasivi (sul Po le reti a strascico) ma anche economico è gravissimo - hanno detto - perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire». I bracconieri sono organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco”, ma sono numerosi anche i soggetti che si muovono singolarmente. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato romeno con profitti altissimi.
Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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