Da oggi a palazzo Roverella la mostra “Renoir: l’alba di un nuovo classicismo”

Sabato 25 Febbraio 2023 di Elisabetta Zanchetta
I primissimi visitatori della prestigiosa mostra
ROVIGO - «La sofferenza passa, ma la bellezza resterà». Renoir rispose così all’amico Matisse, negli ultimi anni della propria vita, quando gli venne chiesto perché nonostante l’artrite deformante e paralizzato alle gambe, ormai in sedia a rotelle, continuava a dipingere. Lo ricorda Paolo Bolpagni, curatore della mostra “Renoir: l’alba di un nuovo classicismo” che apre oggi a Palazzo Roverella e fino al 25 giugno, presentata a palazzo Roncale. «Renoir non voleva fare filosofia, si è sempre impegnato nella ricerca, nel migliorarsi. “Forse adesso inizio a capire qualcosa” afferma quando si avvicina la fine - ricorda Bolpagni - il pittore si faceva legare i pennelli ai polsi, o incastrare le mani sui propri strumenti di lavoro, eppure creava opere di una bellezza che dà conforto.

L’EVOLUZIONE DELL’ARTISTA

Renoir a 40 anni «viene in Italia, perché sente che gli manca qualcosa che non ha visto: medita sulla tradizione, ha già apprezzato Tiziano e Raffaello al Louvre, ma da Venezia a Firenze, poi a Roma, e a Pompei, scopre come sia possibile “creare la luce” anche non dipingendo all’aperto - prosegue il curatore - per lui la tradizione non è qualcosa di vecchio, superato, ma un bene da capire, che riporta poi nelle proprie opere. “La bagnante bionda”, copertina del catalogo, ritrae la ventiduenne Aline Charigot, giovane compagna, futura moglie e madre dei suoi figli, oltre che modella preferita dell’artista, non più come una ragazza parigina, bensì trasformata nella dea Venere, in una ricerca di eternità, di assoluto».
Bolpagni ricorda che «Renoir non ha mai tradito l’impressionismo, ma ne ha evoluto la mentalità stilistica, riuscendo a fondere in essa elementi nuovi».

LE OPERE PRESENTI

In mostra, in undici sezioni, ci sono 47 opere provenienti da musei francesi, austriaci, svizzeri, italiani, tedeschi, danesi, olandesi e del Principato di Monaco (anche un capolavoro di proprietà personale del principe Alberto di Monaco, la “Baigneuse s’arrangeant les cheveux” del 1890 circa). Si aggiungono capolavori dei grandi maestri dell’arte del passato cui Renoir si ispirò nella fase matura della sua carriera: Vittore Carpaccio, Tiziano, Romanino, Peter Paul Rubens, Giambattista Tiepolo, Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma anche di suoi contemporanei come lo scultore Aristide Maillol e gli “italiens de Paris” Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e Medardo Rosso. Poi gli artisti italiani di una o due generazioni successive, i dipinti di Armando Spadini, che Giorgio De Chirico definì “un Renoir dell’Italia”, dello stesso De Chirico, di Filippo De Pisis, Arturo Tosi, Carlo Carrà, Enrico Paulucci, Bruno Saetti, e le sculture di Marino Marini, Arturo Martini, Antonietta Raphael Mafai ed Eros Pellini: 83 opere, più l’edizione storica della traduzione francese del “Libro dell’arte” di Cennino Cennini, con la prefazione di Renoir, unico suo testo pubblicato in vita. Nell’ultima sala, in versione restaurata, è proiettato il film “Una gita in campagna”, con cui Jean, il secondo figlio di Renoir, rende omaggio al padre nel 1936, ricreando, nelle eleganti inquadrature, le scene e le atmosfere dei suoi dipinti. Si tratta di alcuni spezzoni significativi della versione originale del film, con sottotitoli in italiano.
La mostra è promossa dalla Fondazione Cariparo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, il contributo di Intesa Sanpaolo e produzione di Silvana Editoriale. È il frutto di un enorme sforzo di ricerca compiuto dal curatore Bolpagni il cui saggio, nel catalogo, si accompagna a quelli di Francesca Castellani, Giuseppe Di Natale, Francesco De Carolis, Michele Amedei e Francesco Parisi. Sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato, domenica, festivi dalle 9 alle 20. Per informazioni e prenotazioni: 0425/460093.
 
Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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