Abusa della nipotina e costringe il figlio a fare sesso con lui: 11 anni

Venerdì 22 Settembre 2017 di Francesco Campi
Abusa della nipotina e costringe il figlio a fare sesso con lui: 11 anni
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ROVIGO - È stato condannato a 11 anni di reclusione perché riconosciuto colpevole di violenza sessuale sulla nipotina e, in forma più grave, sul proprio figlio. Entrambi minorenni. La sentenza, nei confronti di un uomo di un centro rivierasco è stata letta ieri pomeriggio dal collegio del Tribunale di Rovigo, presieduto dal giudice Silvia Varotto, che ha seguito la ricostruzione dei fatti prospettata dall'accusa, anche se il pubblico ministero Davide Nalin, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna più pesante, 12 anni.

L'episodio che ha dato avvio alle indagini risale al 2010, quando l'uomo, seduto sul divano di casa insieme alla nipotina, improvvisamente le si è seduto sulle gambe iniziando a farle il solletico. Ma questa è stata la scusa per allungare le mani sotto le mutandine della bambina, toccandola in modo insistito. La bambina, che all'epoca frequentava le scuole elementari ha in seguito raccontato quanto le era accaduto ed i suoi familiari hanno provveduto a denunciare tutto. Nel corso delle indagini, tuttavia, è poi emerso che non si trattava dell'unico episodio grave commesso dall'uomo, che in due occasioni ha abusato anche del proprio figlio adolescente. In un caso, dopo essere entrato in camera sua, ha iniziato a toccarlo, pretendendo poi che il ragazzino facesse altrettanto nei suoi confronti. Ma nell'altro caso, avvenuto tempo dopo, si è spinto ancora oltre arrivando a costringerlo ad un rapporto sessuale completo.

Nel corso del processo, tenutosi a porte chiuse, sono state sentite svariate testimonianze, compresa quella, delicatissima, del figlio dell'imputato, che ha scelto di non costituirsi parte civile contro il padre. I familiari della nipotina, invece, lo hanno fatto affidandosi all'avvocato Cristina Zangerolami e chiedendo un risarcimento per quanto subito dalla piccola. I giudici le hanno riconosciuto 20mila euro di provvisionale, ovvero un anticipo immediato in vista di una successiva quantificazione dell'esatto ammontare del risarcimento spettante. L'uomo, che era difeso d'ufficio dall'avvocato Barbara Bisaglia, è stato anche interdetto a vita dai pubblici uffici e dichiarato decaduto dalla patria potestà.
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