Ventenne suicida in ospedale, chiesto il rinvio a giudizio di medici e infermieri

Venerdì 20 Novembre 2020 di Francesco Campi
L'ospedale di Rovigo dove è avvenuto il suicidio
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ROVIGO - Era salito al sesto piano dell’ospedale di Rovigo, dove si trovava ricoverato, poi si era lanciato giù, nella tromba delle scale.

Davide aveva appena 21 anni, quando è morto per un drammatico gesto volontario. Un gesto che ha portato la Procura di Rovigo a chiedere il rinvio a giudizio per sette persone, tre medici e quattro infermieri dell’ospedale di Rovigo, che erano in servizio fra il 4 e il 5 aprile del 2016, accusati di omicidio colposo in concorso, per non aver evitato che la tragedia si compisse, attivando tutte le misure idonee a prevenire il rischio di atti autolesivi.

MANIFESTATA L'INTENZIONE

Il giovane pasticcere di Stanghella, formatosi all’Istituto Cipriani di Adria, poi alla Scuola Internazionale di Cucina Italiana Alma di Colorno, era stato trasportato al Pronto soccorso nel tardo pomeriggio del 4 aprile, dopo un incidente avvenuto poco distante, sulla Tangenziale. Un incidente cercato, perché sarebbe andato volontariamente a sbattere contro il guardrail. Questo avrebbe ammesso lui stesso quando era stato soccorso, manifestando quindi con chiarezza i propri intenti suicidiari. Ai quali ha poi dato seguito il giorno successivo, verso mezzogiorno, dopo aver trascorso la notte in astanteria dove era stato tenuto in osservazione. La tragedia aveva inevitabilmente sconvolto la routine dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. L’azienda sanitaria aveva subito diffuso una nota: «Con grande dolore l’Ulss 18 di Rovigo informa che, verso le 12, un giovane che era in osservazione breve intensiva (Obi) nella divisione di Pronto soccorso di Rovigo, eludendo la sorveglianza, ha raggiunto il sesto piano della struttura ospedaliera gettandosi nel vuoto. Il decesso, per trauma cranico, è avvenuto subitaneamente. Tutta l’azienda si unisce alla tragedia vissuta dalla famiglia del ragazzo, e in particolare alla madre, nostra apprezzata collega».

LE INDAGINI DELLA PROCURA

Proprio nell’ospedale rodigino, infatti, la donna lavorava come infermiera. Il giovane stava attraversando un difficile momento, funestato dalla depressione. I familiari, dal canto loro, nel vortice di dolore che li aveva travolti, avevano trovato la forza ed il coraggio di autorizzare l’espianto degli organi. Il fatto che il 21enne avesse manifestato l’intenzione di togliersi la vita anche negli istanti immediatamente successivi all’incidente, era stato un elemento sul quale si erano fin da subito già concentrate le attenzioni della Procura. Con le indagini poi spronate dalla denuncia formalizzata dal padre del giovane. La polizia ha acquisito anche le cartelle cliniche dei precedenti ricoveri del giovane, nella casa di cura “Parco dei Tigli” di Teolo ed all’ospedale di Schiavonia.

Il fascicolo è poi arrivato nelle mani del sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo, che ha chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Fotia, 48 anni, originario della provincia di Ragusa, medico del pronto soccorso in servizio il 4 aprile, e per Viviana Fusco, 37 anni, di Napoli, dirigente medico del Dipartimento di salute mentale, accusati in particolare di non aver diagnosticato correttamente l’elevato grado di intenzionalità del comportamento suicidario del paziente, di non averne disposto l’immediato ricovero in Psichiatria e di non aver organizzato un servizio di vigilanza sul paziente, per Sandro Ferretti, 68 anni, di Rovigo, medico del Pronto soccorso, entrato in turno il 5 aprile, che secondo l’accusa non avrebbe effettuato il colloquio di controllo ad inizio turno, e per gli infermieri Maria Giovanna Manfrinato, 58 anni, di Rovigo, Giuseppina Paglia, 34 anni, di Caltagirone, Chiara Pigaiani, 34 anni, di Rovigo e Fabio Carità, 54 anni di Lusia, che secondo la Procura avrebbero omesso di sorvegliare il paziente secondo quanto previsto dalle linee guida e di attivare la procedura necessaria per contenerlo. Il giudice per le udienze preliminari Pietro Mondaini ha fissato la camera di consiglio per valutare sulla richiesta di rinvio a giudizio per il 15 dicembre prossimo. Il padre del 21enne, indicato come parte offesa, è assistito dall’avvocato Fulvio Tancredi del foro di Padova.
 

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