Oggi si conoscerà il giorno dell'ultimo saluto a Tino e Renata, morti insieme

Lunedì 17 Febbraio 2020 di Francesco Campi
Le indagini della polizia nella villetta di via Gramsci

ROVIGO -  Oggi dovrebbe arrivare il via libera alla rimozione dei sigilli alla villetta a due piani al numero 45 di viale Gramsci, che alla vigilia di San Valentino è stata teatro della doppia tragedia che ha chiuso in modo drammatico l’esistenza di Tino Bellinello, 87 anni compiuti il 30 gennaio, e della moglie Renata Berto, di 78 anni. Se, infatti, dal punto di vista umano tutto è estremamente delicato e complesso, dal punto di vista penale non c’è molto altro su cui indagare.
LA RICOSTRUZIONE
La dinamica di quanto avvenuto, infatti, è per gli inquirenti chiara e lineare: l’anziano, alle prese con un momento di depressione, dovuto soprattutto ad una difficoltà di accettare l’inesorabile incedere della vecchiaia, ha impugnato la Beretta 7,65 regolarmente detenuta, sparando prima un colpo alla testa della moglie, poi un altro contro di sé. La morte di chi ha esploso entrambi i colpi chiude l’interesse giudiziario sulla triste storia. Poco rileva, in questo senso, infatti, se la moglie fosse o meno stata consapevole e d’accordo con il marito, come tenderebbe a far supporre il biglietto, scritto in stampatello, da un’unica mano malferma, recante entrambi i nomi, ma nessuna firma, con le scuse e una sorta di spiegazione nella volontà comune di porre fine alle proprie sofferenze.
SALME A DISPOSIZIONE
I familiari, in realtà, non sembrano propensi a ritenere che il gesto sia stato concordato. Ma dal punto di vista della Procura non c’è altro da accertare. Per questo, già oggi, oltre alla revoca dell’ordinanza di sequestro dell’abitazione, il sostituto procuratore Andrea Bigiarini, che ha coordinato il lavoro degli inquirenti, dovrebbe dare il nulla osta per la restituzione delle due salme ai familiari perché possano organizzare il doloroso ultimo saluto.
LA SCOPERTA
A trovare i corpi senza vita dei due anziani è stato il genero, che era passato per una commissione, attorno alle 10 di venerdì mattina. Marito e moglie erano in camera, lei sul letto, senza vita, lui invece esanime. Entrambi in pigiama. L’87enne, dopo essere sopravvissuto per qualche ora alla moglie, si è poi spento nel pomeriggio, attorno alle 16.40. La morte della donna, secondo una prima stima del medico legale, potrebbe essere avvenuta dalla tarda serata di giovedì fino a poche ore prima del ritrovamento.
LA PISTOLA
I due spari, con la Beretta 7,65, una semiatomatica da difesa personale, regolarmente detenuta, non sembrano essere stati uditi da nessuno dei vicini. Vicini che, l’indomani, hanno appreso con dolore ed incredulità di quanto era accaduto mostrando di non riuscire a capacitarsene, conoscendo bene la coppia. Tino, che per anni aveva gestito insieme al figlio e alla nuora il distributore Shell in viale Porta Adige, di fronte all’hotel Cristallo, aveva un passato da gloria del ciclismo, e Renata, sua inseparabile compagna, che fino a circa vent’anni fa aveva lavorato nella lavanderia sotto la loro abitazione, appassionata di giardinaggio e sempre disponibile con tutti.
COPPIA AFFIATATA
Due persone gentili e unite, con una bella famiglia e senza problemi economici o di salute, a parte qualche acciacco dovuto all’avanzare dell’età.

La moglie, in realtà, faceva da qualche tempo i conti con un fastidio ad un orecchio, una sorta di fischio. Il marito, invece, era seguito per una forma depressiva. Attorno a loro, che erano ancora perfettamente autonomi e che andavano insieme a fare la spesa, l’affetto e l’amore di una famiglia unita. I due figli, Mauro e Maria, con i rispettivi coniugi Micaela e Antonio e i figli Alessio e Stefano. Tutti attoniti per l’accaduto. Al quale non sembrano riuscire a dare una spiegazione.

Ultimo aggiornamento: 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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