Padre ucciso con un machete, «voleva che ci facesse tutti a pezzi»

Sabato 13 Febbraio 2021 di Francesco Campi
Padre ucciso con un machete, «voleva che ci facesse tutti a pezzi»
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ROVIGO - «Dov'è tuo marito che lo ammazzo. Adesso vi ammazzo tutti, ammazzo te che sei la mamma, tuo marito e anche i bambini». Queste, secondo quanto ricostruito dalla Procura, sarebbero state le frasi pronunciate dal figlio prima dell'uccisione di Edis Cavazza, morto per una ferita provocatagli dal ragazzo con un machete nel pomeriggio del 4 febbraio, a pochi metri dal campo dove viveva con la sua famiglia a Sant'Apollinare.

Proprio oggi, alle 10.30, si terrà il funerale, nel Duomo di San Lorenzo a Conselve, dove vive parte dei suoi parenti, compresi alcuni dei cugini che sono accorsi pochi istanti dopo la tragedia, prendendosi cura dei ragazzi più piccoli mentre la madre Consuelo era interrogata in Questura. Nell'epigrafe si sottolinea che a piangere Edis sono «i figli, la zia, i cugini, i parenti e gli amici tutti». E proprio nel cimitero di Conselve sarà poi seppellito il corpo dell'uomo, già sottoposto all'autopsia mercoledì per valutare con precisione la tipologia della ferita, all'altezza della clavicola sinistra, che gli ha procurato la morte, oltre ad una lesione sulla nuca.


FERITA MORTALE

Il taglio letale, secondo quando è trapelato, non risulterebbe essere stato prodotto da un violento fendente sferrato con il machete di circa mezzo metro che il 17enne impugnava, quanto piuttosto dalla punta della lama che si è conficcata nel corpo del padre. Secondo la versione della 26enne Annalisa Guarnieri, compagna del 17enne e accusata di omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione, il machete sarebbe stato utilizzato per tenere a bada il padre, ma un movimento scomposto dell'uomo avrebbe portato la lama a conficcarsi nella sua carne. Secondo la ricostruzione dell'accusa, invece, il colpo sarebbe stato sferrato da dietro, mentre il 45enne correva verso la casa dei vicini.


LA PREMEDITAZIONE

L'arrivo dell'uomo sarebbe stato sottolineato dalla grida della ragazza: «È arrivato, è arrivato». Quasi che incitasse il 17enne a scagliarsi contro di lui, cosa che avrebbe fatto urlando, appunto, «adesso lo ammazzo». Questo almeno quanto emerge dall'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per la ragazza, firmata dal Gip Raffaele Belvederi, nella quale la giovane viene definita come una «fredda e spietata calcolatrice», che dopo aver acquistato le armi del delitto avrebbe spalleggiato il fidanzatino nell'uccisione del padre, forse addirittura spronandolo a sterminare l'intera famiglia.


IL TESTIMONE

Il figlio 13enne di Edis, infatti, avrebbe visto tutto ed avrebbe raccontato agli inquirenti che la ragazza, in precedenza, aveva già minacciato tutti con un coltello e in un'occasione avrebbe anche aizzato il 17enne a tagliare a pezzi i suoi familiari, a metterli in un sacco nero da gettare nel canale. Questo porta il gip a motivare la misura della custodia in carcere definendola una persona fuori controllo e incline ad utilizzare la violenza, anche la più spietata, che ha già tentato la fuga e che è l'unica, insieme al fidanzato, a sapere dove sia finita l'arma del delitto, perché l'aver portato gli investigatori in un determinato luogo, lungo il Canalbianco nella zona di Baricetta, dove il machete non è stato trovato nonostante le approfondite ricerche, potrebbe essere stato un depistaggio.

LA DIFESA

Una ricostruzione seccamente smentita dall'avvocato Sandra Passadore che difende la ragazza: «Annalisa - dice - mi è apparsa una persona semplice, non certo la persona fredda e spietata come sembra emergere dalla lettura dei fatti che dà la Procura. Per questo, presto chiederà di essere interrogata e per questo ho chiesto che venga eseguita un approfondito accertamento sui telefoni che possa confermare le sue parole».

Ultimo aggiornamento: 15:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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