Soffocò la giovane moglie, niente ergastolo per Lo Coco: pena ridotta a 24 anni con le attenuanti

Mercoledì 17 Novembre 2021 di Francesco Campi
La fiaccolata dopo l'omicidio di Giulia Lazzari

ADRIA  - Riduzione di pena, dall’ergastolo a 24 anni, per Roberto Lo Coco, colpevole dell’omicidio della giovane moglie Giulia Lazzari, spentasi il 17 ottobre 2019, nove giorni dopo l’aggressione con il soffocamento, avvenuta nel pomeriggio dell’8 ottobre, nella loro camera da letto, nell’appartamento alle “Case rosse”, dove la coppia e la figlioletta vivevano con la madre e il fratello di Lo Coco. Ieri la Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha emesso la propria sentenza, non ha confermato l’ergastolo, come richiesto del sostituto procuratore generale Marina Ingoglia, riconoscendo al 30enne originario di Palermo, le attenuanti generiche invece negate in primo grado.

La difesa, affidata all’avvocato Enrico Bellioli di Milano, ha di nuovo puntato sul disturbo della personalità di Lo Coco, aggravato dalla dipendenza da eroina, chiedendo come già in primo grado che fosse considerato parzialmente incapace, ma vedendo questa richiesta respinta anche in appello, nonché sul comportamento processuale tenuto dall’imputato, che ha subito reso una piena confessione e non si è mai sottratto alle proprie responsabilità, rendendo anche testimonianza.

LA SENTENZA 
Detenuto nel carcere di Verona, ieri Lo Coco era in aula ad ascoltare la sentenza. Sentenza che non ha comunque modificato l’impianto di quella emessa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo, il 15 gennaio 2020, dove pur riconoscendo la presenza della figlia piccola in casa al momento del fatto, aveva escluso l’aggravante specifica per la mancanza di elementi che confermassero che si trovasse nella camera da letto nel momento del soffocamento, così come aveva escluso la premeditazione nonostante la sottolineatura della pesante valenza delle lettera di scuse a madre, fratelli e figlia per il gesto compiuto, nelle intenzioni un omicidio-suicidio, lasciata in camera da Lo Coco e che il fratello maggiore ha poi consegnato il 13 ottobre ai carabinieri.

LE SCUSE IN UNA LETTERA
«Mi dispiace a tutti per tutto, l’ho fatto perché non ero forte mentalmente. Perdonatemi, non volevo arrivare a questo, ma lei mi ha fatto impazzire. Scusami figlia mia, davvero ma non potevo stare senza tua mamma, sarà difficile, ti ho fatta crescere senza una madre e un padre, ma capirai. Era l’unica soluzione per stare insieme a lei per sempre. Vicini nello stesso piccolo quadrato del cimitero, la voglio vicino a me sennò è stato inutile quello che ho fatto. Mamma perdonami, sarà difficile ma passerà, ti voglio tanto bene».

Nella sentenza di primo grado, a questo proposito, si evidenziava come «l’imputato, pur non affetto da alcuna franca patologia psichiatrica, presenta una struttura di personalità labile». Giulia aveva solo 23 anni quando la sua vita si è interrotta. Era minuta, sembrava una ragazzina, ma aveva affrontato con forza difficoltà enormi. Quel giorno, dopo l’ennesimo litigio da quando la loro relazione aveva iniziato a sfaldarsi, soprattutto per della dipendenza del marito dall’eroina, lui le ha chiesto un ultimo abbraccio. E lei, che si stava preparando per andare a lavorare come cameriera in una pizzeria, non si è sottratta alle sue braccia. Ma le mani di lui, però, si sono poi strette intorno al suo collo, per lunghi minuti, soffocandola. Lo Coco ha poi tentato il suicidio con una corda, mentre suo fratello si è accorto delle gravi condizioni di Giulia e ha chiamato il 118. La ragazza è stata subito ricoverata e non si è più ripresa, spegnendosi il 17 ottobre.
 

Ultimo aggiornamento: 07:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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