Nutrie sempre più diffuse, in pericolo sia gli argini che le colture di mais

Giovedì 23 Marzo 2023
Nutrie sempre più diffuse, in pericolo sia gli argini che le colture di mais

ROVIGO - Come se non bastasse la scarsità di pioggia a flagellare le campagne polesane, ci si mette la particolare prolificità delle nutrie, animale originario del Sud America e importato nei primi anni 30 in Italia per l'allevamento da pelliccia, poi moltiplicatosi in modo incontrollato in tutto l'areale padano. È la Cia a lanciare un nuovo allarme sulle presenze del roditore. «Secondo diverse testimonianze di agricoltori, la percezione è che quest'anno il numero sia quasi raddoppiato rispetto al 2022, quando ne furono censite almeno 200mila.

Oggi si muovono addirittura in branchi, a gruppi di quattro o cinque, un fenomeno nuovo, e devastano le arginature dei canali e degli scoli, dove sono solite praticare profondi fori nei quali trovano riparo».


GUAI ULTERIORI
Oltre ai problemi idraulici, le nutrie sono un problema anche per alcune tipologie di colture. In particolare, spiega la Cia, «questi animali sono particolarmente ghiotti delle piantine di granoturco: il solo loro passaggio nei campi coltivati a mais rischia di provocare danni ingenti, con perdite intorno al 30%». E pensare che per la crisi idrica, già è stata stimata una riduzione del 60% della semina del mais in Polesine. Al proposito il presidente della Cia, Erri Faccini sottolinea: «Non bastava l'ormai cronica siccità a mettere in ginocchio il settore, in particolare i cereali. Adesso siamo chiamati a far fronte a un'ulteriore emergenza. Scorrazzano liberamente lungo gli argini e in mezzo ai terreni, siamo esasperati. Da oltre un decennio Cia sollecita una vera attuazione del Piano regionale di controllo delle nutrie. Anche perché, fra le altre problematiche, non esistono predatori naturali. Qualche mese fa, pure su nostra indicazione, in Regione è stato convocato un tavolo tecnico di coordinamento per gli interventi faunistici. Il programma di contenimento delle nutrie è sicuramente un buon punto di partenza, talvolta, però, sembra risultare poco incisivo sul territorio poiché, alla fine, non è chiaro chi fa cosa».


PRIMI INTERVENTI
Intanto è stato approvato un finanziamento di oltre 200mila euro per l'acquisto di gabbie da cattura e per il compenso ai cacciatori autorizzati al contenimento, secondo quanto stabilito dal Piano regionale: «Si tratta di un primo passo - precisa Faccini - cui ne dovranno seguire altri. Auspichiamo anche una presa di posizione da parte dello Stato, per quanto di competenza. In ogni caso, attualmente la Regione rimane il soggetto attuatore del Piano e continuerà a coordinarsi con i corpi di polizia provinciale. Da anni sosteniamo con forza la modifica della legge 157 del 1992, sulla protezione della fauna selvatica: nell'attuale contesto serve andare al di là del principio della protezione per giungere a quello di una corretta gestione della fauna selvatica. Pare ci sia un'apertura in tal senso da parte del Governo».

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