Naufragio Norman Atlantic, chiesti 9 anni per l'armatore polesano Visentini

Giovedì 17 Novembre 2022 di Francesco Campi
La motonave Norman Atlantic andata in fiamme
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PORTO VIRO - L'accusa ha chiesto la condanna per 23 dei 24 imputati, a pene comprese tra 9 anni e i 3 mesi, e un'assoluzione, nel processo di primo grado in corso a Bitonto del Tribunale di Bari per il naufragio della motonave Norman Atlantic costruita a Porto Viro, nel canale di Otranto, al largo delle coste albanesi; la tragedia, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014 dopo un incendio scoppiato a bordo, costò la vita a 31 persone, 11 morti per assideramento e annegamento, 19 mai ritrovati e ancora dispersi mentre il corpo di un ragazzo mai identificato è stato trovato carbonizzato nel relitto, ritenuto uno dei giovani clandestini saliti a bordo nascosti nei camion, oltre al ferimento di una sessantina dei circa 500 passeggeri.

IL PROCESSO
La pena più pesante, 9 anni, è stata chiesta dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, nei confronti di Carlo Visentini, legale rappresentante della società Visemar di Navigazione, armatrice della motonave Norman Atlantic, per il comandante della nave, Argilio Giacomazzi e per Ioanni Vardinogianni, rappresentante legale Anek lines, che aveva noleggiato il traghetto, che rispondono di naufragio e omicidio plurimo colposo con l'aggravante della colpa cosciente.

L'accusa ha chiesto anche la condanna delle due società imputate al pagamento di sanzioni pecuniarie quantificate in 400mila euro per Visemar, con attenuante di aver risarcito vittime, e 600mila euro per Anek.

La Norman Atlantic era stata costruita a Porto Viro nel 2009 dalla Visemar, società nata da una partnership tra i Cantieri navali Visentini e l'agenzia marittima veneziana Tositti. Visemar aveva noleggiato la motonave alla società greca Anek Lines che la utilizzava come traghetto sulla rotta Italia-Grecia. E il legale rappresentante della Visemar è, appunto, l'armatore Carlo Visentini, che in una delle precedenti udienze ha rilasciato spontanee dichiarazioni sottolineando che era stato fatto tutto il possibile per rendere la nave sicura. Le fiamme sono divampate a partire da un camion frigorifero lasciato con il motore acceso. Poi, secondo l'accusa, ci sarebbero state altre negligenze e successivi errori, come un impianto antincendio inadeguato e l'attivazione sul ponte sbagliato, oltre all'allarme dato in ritardo, che avrebbero fatto sì che le fiamme divampassero fino a divenire incontrollabili. Dopo la requisitoria dei pm, ieri, le parti civili hanno avanzato le richieste risarcitorie: i ministeri dell'Interno e della Difesa hanno chiesto il risarcimento per 3,4 milioni per danni patrimoniali e non; il Codacons 50mila euro; Eurofish Napoli 550mila euro; la società turca Kappatur 580mila.

 

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