Idea: un museo all'ex centrale termoelettrica sulla storia del sito. Ma serve una scossa

Domenica 14 Novembre 2021 di Anna Nani
L'ex centrale Enel di Polesine Camerini

PORTO TOLLE - «Questo incontro serve a ragionare sull’importanza della memoria. La necessità pratiche sono due: recuperare più materiale possibile e valutare come realizzare l’idea». Ha indicato subito gli obiettivi Renzo Padoan, presidente dell’associazione Senior Enel e coordinatore dei lavori, all’incontro tenutosi ieri nella Sala della musica del comune di Porto Tolle su “Conservare la memoria del passato dell’ex Centrale elettrica Enel di Porto Tolle: prospettive per il futuro”.

In sala, tra gli altri, il prefetto Clemente Di Nuzzo e i rappresentanti delle municipalità deltine che hanno dato il patrocinio all’evento. «Il nostro territorio è giovane, anche se in questi ultimi 200-300 anni ha avuto una rapida evoluzione - ha rilevato il sindaco Roberto Pizzoli - A segnare una parte di questa storia c’è anche la centrale che ha cambiato il volto del territorio».

IL FILMATO

Nel filmato che è stato poi trasmesso si è colto appieno il senso di queste parole e della necessità di ricordare, anche in onore delle persone che credettero nel progetto che arrivò alcuni anni dopo l’alluvione del 1966, nel ‘73, un po’ per fermare l’emigrazione, un po’ per dare risposte strutturali. Alla realizzazione contribuirono ben 3.000 persone di 96 imprese: divenne la più grande centrale termoelettrica italiana. Porto Tolle le deve alcune importanti infrastrutture come il ponte di Ca’ Venier, quello di Polesine Camerini, il ponte Molo, senza scordare le strade e gli interventi di messa in sicurezza idraulica. Un connubio durato fino al 1997, anno in cui iniziò il declino, culminato con l’abbandono del progetto di riconversione e l’avvio della nuova era turistica e sostenibile che dovrebbe essere incarnata dal Delta Farm, il villaggio vacanze proposto da Human Company che ha siglato il preliminare di vendita con Enel.

LE OPPORTUNITÀ

A confrontarsi sul tema sono stati Carlo Peretto, antropologo dell’Università di Ferrara, e Michele Lanzinger, direttore del Muse di Trento: hanno evidenziato come il museo naturalistico di Trento sia diventato un esempio di come investire nella cultura sia vantaggioso: “Quando abbiamo iniziato a lavorare avevamo uno staff di 23 persone ora sono 240”. In videoconferenza sono intervenuti Benno Albrecht, rettore dello Iuav di Venezia, l’on. Paolo Beretta e l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari. “Va fatta una discussione ampia sulla storia e la memoria di questo sito - ha detto il rappresentante della Regione - Conosco l’indotto che ha portato l’esperienza di Trento: sono soluzioni che vanno supportate da una forza progettuale importante che va connessa allo sviluppo turistico».
 

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