La "quercia di Dante" in mostra a Rovigo con le visioni artistiche dell'Inferno

Giovedì 27 Febbraio 2020 di Sofia Teresa Bisi
La parte di quercia di Dante in mostra a Rovigo, per secoli prima di cadere è stata a San Basilio di Ariano

ROVIGO. Il Coronavirus crea disagio anche all’Inferno. Rinviata a data da destinarsi, in attesa di nuove disposizioni, l’apertura della mostra “Visioni dell’Inferno”, che era prevista per il 28 febbraio a Palazzo Roncale in centro a Rovigo.

L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Cariparo, si inserisce in un ampio progetto ideato da Sergio Campagnolo e denominato “La quercia di Dante”. Si tratta di una serie di azioni che hanno come fulcro e obiettivo il territorio polesano, partendo da ciò che resta della distruzione di una quercia, un albero antichissimo che dominava l’argine del Po di Goro, parte di una foresta planiziale nei pressi di San Basilio, celebrata e quasi venerata dalla popolazione locale come una reliquia preziosa, parte integrante del territorio e della sua identità. Pare che proprio Dante, ospite dai monaci di Pomposa, sia transitato in zona nel 1321 e abbia ricevuto protezione da questa pianta, detta così “La Rovra di Dante”, poco prima di essere contagiato dalla malaria che gli costò la vita pochi mesi dopo.

Al pian terreno di Palazzo Roncale, nella speranza che il pubblico vi possa accedere dal 2 marzo, campeggia una grossa parte del tronco, per aprire la mostra che anticipa una lunga serie di iniziative che vogliono ricordare i 700 anni dalla scomparsa del Sommo Poeta. L’esposizione, curata da Alessia Vedova, Mauro Carrera, Barbara Codogno e Virginia Baradel, si apre in questo modo per accentuarne il carattere locale: il grande legno è accostato all’opera “Cortex” dell’artista rodigina Miranda Greggio, che con materiali naturali del luogo ha realizzato una sorta di “sindone” di 25 metri dell’albero. Al secondo piano del palazzo è invece allestita la rievocazione di tutti i Canti della prima Cantica dantesca da parte di artisti internazionali degli ultimi tre secoli.

C’è la visione narrativa ottocentesca di Gustave Dorè, che in 75 incisioni, dal 1860, aveva voluto rappresentare l’Inferno senza appoggiarsi alla tradizione precedente, ma accentuando gli elementi tetri e bui dell’ambiente. Il suo successo fu tale che gli venne commissionata anche la rappresentazione delle altre due cantiche, per cui, meno interessato che all’Inferno, produsse un totale di 42 lavori. C’è poi l’arte statunitense di Robert Rauschenberg, che alla fine degli anni ’50 ha utilizzato il transfer drawing, una tecnica mista di disegno e acquerelli con immagini trasferite da riviste: capita così di vedere i Kennedy, i vestiti della Nasa o altre icone dell’epoca. Tutta la serie è stata poi acquistata dal Moma. La tedesca Brigitte Brand ha invece creato di recente una serie di immagini ad hoc per la mostra, cercando un filo conduttore in ogni canto e utilizzando una tecnica mista che si avvale di immagini e suggestioni dei suoi numerosi viaggi.

A completare l’esposizione ci saranno alcune preziose edizioni della Commedia, la prima del 1512, importanti per le glosse o per le illustrazioni, proprietà dell’Accademia dei Concordi e della Biblioteca del Seminario, entrambi rodigini.

Saranno presenti anche le illustrazioni di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti in residenza a Fabrica, il laboratorio artistico Benetton, e “L’Inferno di Topolino”, l’edizione speciale del celebre fumetto, disegnata da Angelo Bioletto e sceneggiata in terzine dantesche da Guido Martina. La mostra verrà aperta senza inaugurazione a seguito di nuove disposizioni e sarà visitabile con ingresso gratuito fino al 28 giugno (con orario feriale 9-19 e festivo 9-20). Per informazioni www.palazzoroverella.com.

Ultimo aggiornamento: 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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