Ammalarsi di Covid in Bolivia. L'incubo vissuto da Zoletto

Mercoledì 13 Ottobre 2021 di Guido Fraccon
Il missionario laico Giorgio Zoletto
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ADRIA - Il missionario laico Giorgio Zoletto ha vinto la sua battaglia contro il Covid.

Una battaglia combattuta in Bolivia, dove presta la sua opera umanitaria. Ritornato da una settimana in Italia, ha raccontato la sua odissea agli amici della biblioteca di Ca' Emo.


IL RACCONTO

«Il 10 maggio mi è stata iniettata la prima dose del vaccino Sputnik-V. Secondo la mia opinione, il vaccino mi ha intensificato il malessere provocato dalla cichunguya, dalla quale ancora non ero perfettamente guarito». Tre mesi dopo Zoletto si è sottoposto alla seconda dose. «In quei giorni stavo bene. Prima del vaccino mi sono state misurate la pressione, l'ossigenazione del sangue, lo stato dei polmoni e la temperatura. Apparentemente tutto andava bene. In seguito, però, ho iniziato a perdere l'appetito».
Zoletto si è nutrito per giorni con frutta e yogurt. «Dopo un deperimento fisico piuttosto rapido, mi sono recato dal medico. In base ai sintomi descritti, mi sono state prescritte delle analisi e alcuni farmaci. il dottore lo riteneva un malessere di stagione. Lo stesso giorno chiesi che mi venisse somministrata una flebo ricostituente. Mi sentivo molto debole».


LA SCOPERTA

Assieme alla flebo, Zoletto è stata sottoposto a una prova sierologica. Con sua sorpresa dal test risultò che aveva contratto il virus e che non era più contagioso. «Onestamente - sottolinea - se poi non fosse arrivata la seconda dose del vaccino, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorto. In sostanza, quando ero stato vaccinato probabilmente mi trovavo nell'ultima fase del virus. Lo stavo superando dopo essermi ammalato in forma asintomatica. Il vaccino era intervenuto nella malattia accentuandola, provocandomi quel malessere che stavo cercando di curare. In seguito mi è stato consigliato di consultare uno specialista. Mi è stata prescritta una Tac per verificare lo stato dei polmoni. In base alla Tac è risultato che più del 40 per cento della loro superficie era stata attaccata dal virus. Il medico mi ha consigliato un ricovero in ospedale per poter disporre di una assistenza più appropriata. Il problema, però, è che in Bolivia la sanità è a pagamento. Nel caso di Covid, il solo posto letto costa 500 euro al giorno, a parte tutte le spese. I farmaci e quant'altro deve essere acquistato nelle farmacie della città e a spese del paziente».


CURE A CASA

Zoletto ha deciso di non farsi ricoverare. «Ho scelto di curarmi alloggiando a casa di amici. L'abitazione si trova vicino allo studio del medico. Mi era così permesso di raggiungere l'infermeria del dottore per le iniezioni dei farmaci prescritti, tra i quali un anticoagulante che mi veniva iniettato sulla pancia. Per sicurezza mi hanno procurato anche dell'ossigeno. Non l'ho mai utilizzato. In Bolivia non esiste una normativa per la gestione della malattia. Tutto dipende dalle risorse economiche dell'ammalato. Le strutture pubbliche non sono attrezzate per far fronte ai casi più gravi. Adducendo alla mancanza di infrastrutture adeguate, alla fine si evitano di assistere anche i casi meno gravi. Non esiste nemmeno l'obbligo di isolamento. Viene solo consigliato. In sostanza, chi si ammala è libero di curarsi a suo piacimento».

Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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