Senza il Green pass niente pasti caldi ai bisognosi della mensa dei Cappuccini

Sabato 28 Agosto 2021 di Roberta Merlin
Volontarie alla mensa dei Frati Cappuccini a Rovigo
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ROVIGO - Verso le 11, in via dei Cappuccini, iniziano ad arrivare i primi ospiti della mensa dei Frati, la più antica della città e, da quando è scoppiato il Covid, l’unica rimasta aperta. I frati non hanno infatti mai voluto chiudere le porte alle tante persone bisognose che ogni giorno si presentano per un pasto caldo. Spesso l’unico della giornata. Ieri, ad esempio nella sala da pranzo una ventina di bisognosi. Ormai tutti conoscono la procedura: disinfettarsi le mani con il gel posto su un tavolino davanti alla porta e mettersi in fila per triage eseguito dai volontari. Un rito che si ripete ormai da un anno e mezzo. La mensa dei frati durante la pandemia ha chiuso infatti le porte per un breve periodo nella prima fase del lookdown. Poi, i Cappuccini hanno riacceso i fornelli e non li hanno più spenti.
 

IL FRENO
Ora, però, a dare un freno alla carità potrebbe essere presto l’obbligo del Green pass per le mense. Al tavolo dei frati anche ieri era possibile accedere senza Green pass. «Facciamo il triage a chi arriva – spiega Franca, la volontaria che ogni giorno accoglie gli ospiti della mensa davanti all’entrata -, abbiamo allestito un gazebo in modo che la fila sia protetta da pioggia e sole durante la misurazione della febbre, l’igienizzazione delle mani e la consegna delle mascherine pulite».
 

FRATI E VOLONTARI
Una volta arrivati all’interno, assieme ai frati, ad accogliere i commensali ci sono altri volontari. «Sono seduti distanziati e rispettano le norme Covid – spiega l’assistente sociale responsabile del Dormitorio dei senza dimora gestito dalla Cooperativa Porto Alegre Edoardo Rossetto -, davvero difficile pretendere il Green pass, la maggior parte di queste persone è infatti irregolare. Non ha Codice fiscale e spesso neanche i documenti. Anche in caso di vaccinazione non riuscirebbero dunque ad ottenere il codice. La maggior parte però dorme nelle strutture comunali per i senza fissa dimora dove effettuiamo il tampone ogni settimana, teniamo dunque monitorato il loro stato di salute. Qualcuno è anche riuscito a vaccinarsi. Noi li aiutiamo a prenotare e se hanno bisogno li accompagniamo al Censer il giorno dell’appuntamento.
 

I SENZA DIMORA
«Da marzo ad oggi – spiega Rossetto - abbiamo ospitato una quarantina di senza dimora. Ai tamponi sono sempre risultati negativi. Anche qui alla mensa non abbiamo mai individuato, nell’ultimo anno, qualcuno con la febbre. Evidentemente l’emarginazione e l’isolamento sociale che si trovano a vivere queste persone limita anche le possibilità di contagio». A spaventare però anche gli operatori della grande macchina del volontariato che aiuta chi spesso vive in strada, l’incalzare delle variante Delta. Il virus è diventato infatti più contagioso, una bomba ad orologeria per chi vive in condizioni igieniche precarie. «In questi giorni, mentre sono seduti al tavolo a pranzare – spiega l’assistente -, cerchiamo di parlare con loro, informandoli dell’importanza delle vaccinazione. Qualcuno poi il giorno dopo ci chiede un aiuto per la prenotazione. Quando però non ci sono i documenti diventa un problema fargli ottenere il Green pass».
 

IL PROBLEMA
La mensa dei frati, nonostante l’obbligo del lasciapassare verde, per il momento, non si ferma. I frati non ne vogliono sapere di spegnere la carità e di lasciare sole le circa 20 persone, la maggior parte senza dimora, che non riescono a procurarsi un pasto caldo. All’interno del convento il Covid lo conoscono bene; per ben due volte un gruppo di frati, nei mesi scorsi, si è infettato. Ma, specificano, non a causa della mensa. Probabilmente i contagi sono avvenuti durante le confessioni che hanno cercato di offrire ai fedeli anche quando il virus, la scorsa primavera, aveva rialzato la testa. A preoccupare però frati e volontari è che da un giorno all’altro, le nuove direttive sanitarie. L’Ulss potrebbe infatti imporre il Green pass, al pari delle altre mense, dalle scuole ai lavoratori. «Non ci vogliamo nemmeno pensare – commentano i volontari. Chi non ha i documenti potrebbe perdere anche la dignità di questo pasto caldo. Saremo costretti a distribuire cestini come altre mense, privando queste persone di questo importante momento di normalità e socialità». «Un’idea – spiega l’assistente sociale – sarebbe un camper per vaccinare gli ospiti, magari consegnando loro un certificato cartaceo. Ma chiudere la mensa sarebbe un dramma».
 

Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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