Mascherine Ffp2 “fuorilegge”: scatta il maxi-sequestro

Giovedì 15 Aprile 2021 di Eilsa Barion
La Guardia di finanza ha operato il sequestro delle mascherine

Anche a Rovigo, come nel resto del territorio nazionale, sono arrivate le mascherine pericolose finite nel provvedimento di sequestro della Guardia di Finanza di Gorizia perché non sufficientemente filtranti e, quindi, non in grado di mettere adeguatamente al riparo dal contagio da Covid-19. All’Ulss 5 i sigilli sono scattati su una partita di 8.963 mascherine, provenienti da diversi lotti, attualmente in giacenza nel magazzino dell’azienda sanitaria polesana. Ma il numero dei dispositivi non conformi sarebbe più alto, impossibile al momento da quantificare, dato che una parte è stata consegnata alle case di riposo della provincia. Proprio per questo motivo, ogni singola struttura sta facendo, insieme all’Ulss, una ricognizione nei propri magazzini delle mascherine in questione. A spiegare i contorni della vicenda, è la direttrice generale dell’azienda sanitaria polesana Patrizia Simionato che aggiunge: «Si tratta di mascherine, equiparabili ai dispositivi della tipologia Ffp2, che sono state fornite dalla Protezione civile al magazzino centralizzato e, da lì, sono andate alle varie strutture». E, a proposito di quelle già bloccate dai sigilli nel magazzino dell’Ulss, chiarisce: «Oltre 8mila possono sembrare tante, ma non lo sono, se si considera il ricambio continuo che viene fatto di questi dispositivi».
L’INCHIESTA
Il decreto di sequestro è stato emesso lo scorso 22 marzo dalla Procura della Repubblica di Gorizia nell’ambito di un procedimento penale aperto contro ignoti per la vendita di prodotti industriali con segni mendaci coordinato dal sostituto procuratore Paolo Ancora. Nel mirino ci sono 12 tipologie di mascherine acquistate dall’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri e consegnate ad Azienda Zero. Da lì, sono state poi destinate alle varie Ulss venete. Ed è stata proprio Azienda Zero, alla luce del sequestro, ad aver vietato l’utilizzo dei dispositivi nelle Ulss e nelle strutture per anziani.
BLOCCO NAZIONALE
L’operazione della Guardia di Finanza, come detto, si sta svolgendo in tutta Italia, tanto che 60 milioni di dispositivi, stoccati nei magazzini, sono stati sequestrati fino allo scorso 30 marzo ma, come riporta un comunicato delle stesse Fiamme Gialle del Comando provinciale di Gorizia, «queste mascherine facciali costituiscono il residuo di forniture per circa 250 milioni di pezzi ereditato dalla precedente gestione della struttura per l’emergenza». E sono sempre le Fiamme Gialle ad informare sui problemi rilevati nelle mascherine. Le analisi di laboratorio che hanno preceduto i primi sequestri hanno infatti evidenziato che «il coefficiente di penetrazione di questi dispositivi è decisamente superiore agli standard previsti. In alcuni casi, infatti, la capacità filtrante è risultata essere addirittura 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate nella falsa convinzione che potessero garantire un’adeguata protezione».
I finanzieri, infine, «stanno acquisendo documentazione e dati informatici presso l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa spa, ovvero Invitalia, al fine di ricostruire le responsabilità nella catena di approvvigionamento e verificare quante mascherine della stessa tipologia siano state impiegate o sono tuttora in uso su tutto il territorio nazionale».
STOP ASTRAZENECA
I sigilli sulle mascherine non sono il primo caso di sequestro con il quale ha dovuto fare i conti l’Ulss polesana negli ultimi tempi. Particolarmente delicato, infatti, è stata il mese scorso la vicenda che ha riguardato il lotto ABV5811 del vaccino contro il Covid di Astrazeneca. In questo caso, a bloccare 1.600 dosi, per un totale di 160 fiale conservate in 16 scatole all’interno dei frigoriferi dell’Ulss, erano stati i carabinieri del Nas di Padova, guidati dal capitano Christian Spagnuolo, su disposizioni della Procura di Biella che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti dopo la morte del docente di Novara deceduto il giorno dopo essersi vaccinato, anche se dall’autopsia sembra che la causa sia stata un infarto non correlato con l’inoculazione.
 

Ultimo aggiornamento: 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci