Così è nato il "Marti franco", mercato istituito nel 1669 per lanciare il commercio del bestiame

Martedì 26 Ottobre 2021
Così è nato il "Marti franco", mercato istituito nel 1669 per lanciare il commercio del bestiame

ROVIGO - La Fiera di Rovigo venne effettuata per la prima volta il 12 agosto 1482 quando la città passò sotto il dominio della Serenissima Repubblica.

La città contesa tra Ferrara e Venezia, era racchiusa da mura pentagonali che segnavano il confine tra zona urbana e la sconfinata campagna, unica risorsa dei suoi abitanti. L'istituzione della Fiera risale al giorno esatto in cui Rovigo passò sotto il dominio della Serenissima dopo la pace di Bagnolo Mella che concluse la guerra del sale con gli Estensi. Fu per molti secoli una delle più importanti del Veneto. Nel 1487 la data fu ritoccata e stabilita, sempre in ottobre, il quarto giorno dopo la festa del patrono San Francesco. Nel 1491 venne posticipata al tre novembre e trasferita fuori le mura della città; ma nel 1501, come riporta Luigi Stocco nel volume Rovigo e la sua storia, edito dalla Minelliana, la fiera venne rimessa in città e spostata al nove novembre. Nel 1523 fu stabilito che la fiera avesse inizio l'8 ottobre e durasse nove giorni. Nel 1595 la data di inizio fu definitivamente fissata al 20 di ottobre. 


NIENTE DAZI

Dapprima la merce più venduta era la lana, poi, il 21 agosto 1669, per favorire il commercio del bestiame, fu istituito il «mercato franco», che per molti anni si svolse l'ultimo martedì di ogni mese. Un martedì senza dazi né gabelle per favorire l'economia. E fu una delle poche concessioni di una Serenissima che generalmente non diede grandi attenzioni alla città di confine e al suo territorio. Dal 1820, e ancor oggi, il marti franco ha luogo il primo martedì di fiera, purchè non cada il 20 ottobre.


A Rovigo - scrive Luigi Stocco - convenivano in gran numero, da gran parte del Veneto e del Ferrarese, mercanti, uomini d'affari, nobili, uomini d'arme, che popolavano le strade della città ed in particolare quelle del borgo S.Bartolomeo e quella che in epoca successiva venne chiamata dei Giardini (l'attuale via Fuà Fusinato). Qui venivano posti i recinti nei quali venivano tenuti i puledri, che ogni proprietario o allevatore inviava di anno in anno, e collocava nel medesimo posto. Un piccolo cippo marmoreo indicava infatti il nome del titolare del recinto e del proprietario dei puledri. Le vie S. Domenico e dei Cappuccini, invece erano stipate dei cavalli delle genti veronesi, padovane, bolognesi, ferraresi, modenesi e mantovane». 


CAVALLI POLESANI

E tuttavia fra tutte primeggiavano le razze dei cavalli polesani, che resistevano ad enormi fatiche sotto le pesanti carrozze di quei tempi, sino anche a 20 anni di età, svolgendo ottimo servigio. Anzi, la razza del Polesine era la più ricercata fra le italiane anche per bellezza e maestosità dei cavalli, che si distinguevano facilmente dalle altre razze per la particolare conformazione della fronte. Il cavallo del Polesine - del quale in qualche anno si contavano fino a 105 razze o allevamenti presenti alla Fiera - era della specie degli antichi cavalli romani. Il mantello era solitamente di un nero vellutato».


I BUOI

Non solo per il commercio dei cavalli ma anche per quello dei buoi era importante la Fiera di Rovigo. E il Polesine si distingueva anche per le sue pregiate razze bovine. In origine, lo spazio riservato allo scambio dei bovini era l'area sulla quale successivamente fu costruita la Caserma Silvestri. «Il prato della Fiera - così era chiamato, ricorda ancora Stocco - così vasto, formicolava di buoi da lavoro di ogni età e sesso. Baracche erette quà e là accoglievano invece mercanti e popolo e apprestavano loro bevande e bibite». Nell'Adigetto sostavano barche piene di vitelli e lungo le rive la gente si accalcava per acquistare e vendere. «La vendita dei panni, telerie, oggetti di ogni sorta e specialmente di lusso era ubicata invece in Piazza Grande».

      
 

Ultimo aggiornamento: 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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