Mamma uccisa ad Ariano, il bambino che ha sparato non è imputabile. Ma resta il giallo della pistola sepolta in giardino

Giovedì 6 Aprile 2023 di Francesco Campi
Mamma uccisa ad Ariano, il bambino che ha sparato non è imputabile. Ma resta il giallo della pistola sepolta in giardino

ROVIGO - Per la Procura il capitolo legato all'omicidio di Rkia Hannaoui è un capitolo chiuso. Perché una volta accertato che a sparare il colpo, accidentalmente, in un terribile incidente, è stato il figlio della donna, che ha appena 8 anni, si è fermata. La competenza sui minori, infatti, è della Procura per i minori di Venezia, alla quale, infatti, il fascicolo d'indagine è stato prontamente trasmesso. Anche la Procura veneziana, tuttavia, alla luce di questa ricostruzione non procederà contro nessuno. Perché come recita l'articolo 97 del codice penale, «non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni», perché si ritiene che manchi totalmente la capacità di intendere e volere, oltre che la cognizione compiuta delle conseguenze delle proprie azioni.

Prendere in mano quella pistola, per il bambino, era come un gioco. Non ha realizzato cosa sarebbe potuto accadere. Ovvero che un colpo, partito per errore, avrebbe potuto togliere la vita alla sua mamma, una giovane mamma che viveva per i propri due figli. Figli molto uniti fra loro, con tre anni di distanza uno dall'altro, che si sono supportati fra loro nel momento della tragedia, cercando goffamente di nasconderne le tracce e di arrivare a negare la realtà. Quasi a voler cancellare anche dalle proprie menti l'enorme peso di quell'enorme dolore. Tuttavia, anche la dichiarazione di improcedibilità deve comunque essere preceduta da una valutazione da parte di un giudice, così che si possa escludere che il minore possa aspirare a un proscioglimento nel merito, venendo riconosciuto innocente.


IL SECONDO PROCEDIMENTO
La Procura di Rovigo, però, ha ancora un fascicolo nelle proprie mani. Ed è quello aperto nei confronti di Giacomo Stella, l'anziano che viveva al piano di sopra, proprietario anche dell'appartamento dove viveva la famiglia marocchina e che è ancora sotto sequestro. La pistola che ha esploso il colpo e che è stata poi nascosta in una buca scavata nel giardino è infatti sua. Una pistola che non doveva finire nelle mani di un bambino. E che soprattutto non doveva finirci carica. Per questo, come spiegato dal procuratore Manuela Fasolato, la Procura di Rovigo «procede per accertare responsabilità colpose di terzi in ordine a quanto accaduto in dipendenza della omessa custodia dell'arma con relativi proiettili». Ancora non è stato chiarito quali possano essere le ipotesi di reato che verranno formulate a carico dell'uomo. Né cosa l'uomo abbia riferito ai carabinieri quando è stata raccolta la sua testimonianza. Nelle risposte che ha dato alle tante domande che gli sono state rivolte dai giornalisti che per giorni hanno stazionato davanti a casa sua, non poche sono state le lacune, le contraddizioni e le affermazioni poi smentite dalla ricostruzione degli inquirenti. Cercava, evidentemente, di proteggere i bambini. Di allontanare, anche lui, un peso troppo grande per tutti. Ma una vicenda del genere così non poteva inevitabilmente essere sepolta in una buca in giardino.

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