Mamma morta per un colpo di arma da fuoco, sequestrato un fucile. Ma rimane il giallo

Giovedì 30 Marzo 2023 di Anna Nani
La casa della tragedia

ARIANO POLESINE - In quella casa isolata di via Fine, ad Ariano nel Polesine, ci sono ancora i panni appesi in attesa del ritorno a casa di Rkia Hannaoui, la donna di 31 anni di origini marocchine che nel pomeriggio di martedì era stata trovata riversa a terra in cucina con un proiettile in testa, dichiarata morta da una commissione medica 24 ore dopo il ritrovamento. A dare l'allarme, secondo le prime ricostruzioni, erano stati i due figli di 11 e 8 anni che trovandola in quelle condizioni, avevano chiamato il vicino al piano di sopra, dicendo che la mamma si era sentita male. L'anziano, che è anche il padrone di casa in cui viveva la famiglia, ha detto: «Pensavo che avesse battuto la testa, non sapevo altro. Quando l'ho girata, invece, ho visto il sangue». Da lì non ha più rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo. Martedì un elisoccorso aveva trasportava la vittima al nosocomio di Rovigo dove a seguito di una tac le era stato trovato un proiettile in testa. Come, dove e quando, è un mistero tutto da svelare, nel mentre ieri è continuato il via vai di Carabinieri lungo quella strada che arriva sull'argine del Po di Goro.

LA VITTIMA E I FAMILIARI
La famiglia di Rkia Hannaoui era molto riservata, a conoscerla erano soprattutto i residenti di quella zona o chi andava a passeggiare da quelle parti, cui capitava di incrociarla intenta a svolgere le sue faccende nel giardino, mentre i due figlioletti scorrazzavano su e giù per la via con le loro biciclette o di corsa.
«Era sempre in casa o in giardino - ricorda un passante - era una persona amichevole e affabile, quando capitava che passassimo di qui con mia moglie si intratteneva a scambiare due chiacchiere con lei». Chiunque abbia avuto l'occasione di conoscere, seppur di vista, Rkia Hannaoui, ne parla come di una giovane donna sorridente, dedita alla famiglia. «Era molto riservata - racconta un altro residente - era una signora che si muoveva solo nel suo ambiente domestico e in giardino, mentre i bambini erano soliti girare in bicicletta».
Nonostante fosse una famiglia appartata e poco amalgamata col tessuto sociale del paese, il quadro che emerge dai racconti è quello di un nucleo umile, ma ben affiatato, con le criticità tipiche dei monoreddito dove il marito usciva di casa presto per andare a lavorare, i bambini andavano a scuola e la moglie faceva la casalinga. C'è anche chi ricorda di averla vista proprio nel primo pomeriggio del giorno della disgrazia. «Era difficile vederla varcare il cancello di casa - riporta una persona del posto - mentre rientravo martedì mi è capitato di notarla verso l'una meno un quarto intenta a cercare qualcosa nelle macerie del rudere vicino alla sua abitazione».
Forse era andata a raccogliere alcune uova, dato che in quella zona circolano liberamente alcune galline che hanno fatto un nido di fortuna proprio tra quel che resta di quella casa di campagna.

LA PRIMA CITTADINA
Ieri la sindaca Luisa Beltrame e l'assessore ai Servizi sociali Martina Boscolo sono arrivate a fare un sopralluogo e confrontarsi con gli uomini dell'Arma. «Sto rispettosamente aspettando che le forze dell'ordine facciano il loro lavoro - ha commentato la prima cittadina - certamente il contesto è delicato e molto preoccupante, anche per la situazione dei minori che stanno vivendo questa circostanza e che avranno bisogno di aiuto, supporto e vicinanza da parte della comunità».
Ieri è stata una lunga giornata di indagini da parte dei Carabinieri che non hanno mai lasciata sguarnita l'abitazione. Nella notte era stata lasciata di guardia una pattuglia, mentre di giorno sono stati mandati altri militari che hanno transennato l'area perché nessuno accedesse.
 

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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