Lavoro, la pandemia ha colpito duro ma il Polesine soffre meno delle altre province venete

Domenica 7 Giugno 2020 di Francesco Campi
Sanificazione dei clienti alla riapertura dei negozi dopo il lockdown per il Covid-19
ROVIGO Gli effetti del lockdown e delle limitazioni imposte dalle varie misure di contenimento epidemico hanno avuto ricadute pesanti sul fronte dell’occupazione, con Veneto Lavoro che stima la perdita in ben 61mila posti di lavoro. Con un segnale incoraggiante, di ripresa, già a maggio e con la situazione del Polesine meno pesante rispetto a quella di altre province.
Per quanto riguarda le posizioni di lavoro dipendente nel settore privato, dal 23 febbraio al 3 maggio, il saldo fra assunzioni e cessazioni in provincia di Rovigo è stato di meno 558 posti. Un dato che in sé appare una perdita quasi contenuta ma se raffrontato al 2019, attesta il momento di estrema crisi, perché un anno fa il saldo dello stesso periodo era stato di più 1.113. La differenza, quindi, è pari a ben 1.671 posti di lavoro in meno, un’enormità per il Polesine. Anche se ancora maggiore è stata l’emorragia nelle altre province.
I DETTAGLI
Guardando, poi, al dato del periodo dal 4 al 17 maggio, il saldo fra assunzioni e cessazioni in provincia di Rovigo è stato maggiore rispetto a quello dello stesso arco temporale dello scorso anno, 559 a fronte di 528, per effetto non tanto di maggiori assunzioni, quanto di minori cessazioni. Nel periodo 18-31 maggio, invece, il saldo 2020 è stato nettamente negativo, meno 1.038, ma positivo se raffrontato al meno 1.487 dello stesso periodo del 2019. Complessivamente, quindi, in Polesine, dal 23 febbraio al 31 maggio, risulterebbero “bruciati” 1.191 posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019.
IL CONFRONTO
Nel rapporto di Veneto Lavoro si sottolinea come «se si articola la lettura dell’andamento occupazionale a livello provinciale, si osserva che il costo più alto è pagato da Venezia e Verona, le due province dove le attività stagionali hanno un’incidenza maggiore. Venezia rispetto al 2019 perde quasi 26mila posizioni lavorative (con un calo del 73% delle assunzioni), Verona oltre 17mila (meno 51% le assunzioni). Molto meno rilevanti le contrazioni nelle altre province, dove solo a Padova si superano le meno 5.000 unità, mentre la riduzione delle assunzioni sta attorno al 45%, con Rovigo nella condizione migliore a meno 33%». A Treviso la perdita di posti di lavoro è di circa 4.900 posti, a Vicenza di 4.200, mentre solo Belluno, meno 800, ne ha persi meno rispetto a Rovigo.
SEGNALI POSITIVI
I segnali, spiega Veneto Lavoro, sono incoraggianti: «La situazione è mutata a partire dal 4 maggio quando, pur con saldi negativi, si constata una ripresa sia dei flussi di assunzione che di cessazione, segno che il mercato del lavoro torna ad avere vitalità. Il comparto dei servizi turistici, fortemente caratterizzato dalla domanda di lavoro stagionale, risulta il più esposto agli effetti della pandemia e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale regionale. Dall’esordio della crisi Covid-19 ha visto crollare la domanda di lavoro, con una riduzione di circa meno 30mila posizioni lavorative rispetto all’omologo periodo dell’anno precedente, per due terzi imputabile al lavoro stagionale. A partire dall’inizio di maggio, il progressivo allentamento delle misure restrittive ha comportato comunque una sensibile attenuazione della caduta, mentre il venir meno dei vincoli alla mobilità interregionale (e parzialmente, intraeuropea) dovrebbe favorire la ripartenza della domanda turistica e, conseguentemente, dell’occupazione. Dal 4 al 31 maggio si è dispiegata una significativa tendenza alla progressiva riduzione del differenziale nel numero di assunzioni tra 2019 e 2020: meno 34% (meno 21% dal 18 alla fine del mese), mentre tra il 23 febbraio e il 3 maggio la variazione negativa era stata quasi doppia (meno 61%). Tale differenziale si riduce ancor più significativamente per diversi settori e in alcuni casi (costruzioni, tessile-abbigliamento, servizi turistici) si registrano anche incrementi volti al recupero delle posizioni perdute. Il saldo occupazionale è tornato in maggio a essere positivo, smentendo pertanto le proiezioni più negative e le correlate preoccupazioni».
Ultimo aggiornamento: 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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