Frena l'occupazione in Polesine nel 2022: più cessazioni, ma il saldo assunzioni resta positivo

Lunedì 6 Febbraio 2023 di Francesco Campi
Frena la crescita delle assunzioni nel 2022 dopo gli ottimi riscontri del 2021

ROVIGO - Dopo il rimbalzo occupazionale del 2021, nel 2022 le dinamiche del lavoro in provincia di Rovigo registrano una frenata. Una tendenza comune a tutto il Veneto, ma più netta in Polesine, perché rispetto ai 2.080 contratti in più del 2021, come saldo fra i nuovi contratti e i cessati, nel 2022 il saldo è sì rimasto positivo, ma si è praticamente dimezzato: 1.013 posti di lavoro in più, relativamente alle posizioni di lavoro dipendente nel settore privato.
Il bilancio è comunque ampiamente positivo.

Sia perché va sempre ricordato che proprio il Polesine, grazie anche all’effetto Amazon, è stata l’area che ha retto meglio il contraccolpo occupazionale della pandemia, chiudendo comunque il 2020 con 734 posti di lavoro in più, solo due centinaia in meno rispetto ai 969 del 2019. Sia, perché, appunto, il dato dell’anno appena concluso è comunque superiore, seppur di poco, a quello dell’ultimo anno prima della comparsa del Covid. Veneto Lavoro, nella sua ultima analisi sul mercato occupazionale regionale, sottolinea come «il 2022 si è confermato un anno positivo per il mercato del lavoro veneto, che soprattutto nella prima parte dell’anno ha visto proseguire il rimbalzo occupazionale post Covid iniziato nell’estate del 2021, per poi mostrare un progressivo rallentamento del ritmo di crescita. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è pari a 29.500 posti di lavoro dipendente in più, un valore inferiore a quello del 2021, anno caratterizzato da ritmi di crescita particolarmente sostenuti, ma superiore a quello registrato nel 2019, 26.900. Le assunzioni, complessivamente 616.200, sono cresciute del 14% rispetto allo scorso anno e del 4% sul 2019».

PIÙ CESSAZIONI
In Polesine il rallentamento della crescita occupazionale è interamente dovuto a un aumento delle cessazioni. Perché le assunzioni sono rimaste stabili rispetto al 2021, addirittura con una leggera crescita, 0,1%, 29.412 rispetto alle 29.375 del 2021, avvicinandosi al livello pre-pandemico, ovvero alle 29.723 del 2019. Le cessazioni, invece, che nel 2021, erano state 27.295, mentre nel 2022 28.399, crescono di oltre il 4%. A tirare verso il basso l’intero bilancio dell’anno, fra l’altro, è stato in particolare un dicembre non particolarmente confortante, probabilmente anche per le prime ripercussioni del “caro bollette”. In tutto il Veneto dicembre scorso ha fatto registrare una perdita di 13.100 posti di lavoro che spiega Veneto Lavoro, «sebbene fisiologica in questo periodo dell’anno, risulta superiore sia a quella del 2021 (meno 9.700) che a quella del 2019 (meno 12.100)».
In provincia in dicembre le assunzioni sono state 1.247, nettamente inferiori alle 1.493 del dicembre 2021, ma anche delle 1.308 del dicembre 2020, nonché delle 1.455 del dicembre 2019. Le cessazioni, invece, sono state quasi il triplo dei nuovi contratti, ben 3.036. Superiori alle 2.986 del dicembre 2021 e alle 2.621 del dicembre 2020, ma molto vicine alle 3.019 del dicembre 2019. Il bilancio occupazionale dell’ultimo mese del 2022 è stato quindi di meno 1.789 posizioni lavorative, un calo superiore alle meno 1.493 del dicembre del 2021, alle meno 1.313 del 2020 e alle meno 1.564 del 2019.

INOCCUPATI IN CRESCITA
Focalizzandosi su chi un lavoro non ce l’ha, le dichiarazioni di disponibilità, per disoccupato o inoccupati, rilasciate in provincia nel 2022 sono state 6.831, in aumento rispetto alle 6.515 del 2021 e alle 5.676 del 2020. E al 31 dicembre in Polesine i disoccupati erano 19.054, 11.270 donne e 7.784 uomini, con la componente straniera a quota 4.074, mentre i lavoratori in sospensione, perché occupati temporaneamente o perché in conservazione della condizione di disoccupazione per ragioni di reddito, assommavano a 4.291. In tutto il Veneto il flusso delle dichiarazioni di disponibilità nel 2022 è stato pari a 140mila, con un aumento rispetto al 2021 del 12%: «È un risultato imputabile - spiega Veneto Lavoro - alla ripresa delle movimentazioni in entrata e uscita del mercato del lavoro, spontanea conseguenza del precedente irrigidimento legato al blocco sperimentato durante e in seguito alla pandemia».

Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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