ROVIGO - È più contenuta rispetto alle altre province venete, ma non è a saldo negativo nel rapporto tra cessazioni e nuovi rapporti di lavoro (come succede a Belluno con 3.000 posti in meno nel primo quadrimestre 2023, di cui 2.136 nel solo mese di aprile) la ripresa del lavoro in Polesine, che ha contato tra gennaio e aprile di quest’anno più 2.291 nuovi posti. A registrare i risultati locali è “La Bussola” mensile sul mercato del lavoro in Veneto, dove nel primo quadrimestre 2023 il saldo tra assunzioni e cessazioni nei principali contratti di lavoro dipendente (tempo indeterminato, determinato e apprendistato) è pari a più 43.895 unità. A livello regionale, dunque, nel primo quadrimestre si sono rivisti i risultati raggiunti prima della pandemia (nel 2019 il saldo era stato più 44.000 posti). E la situazione migliora rispetto al dato del primo quadrimestre 2022 (più 37.149), ma non in Polesine: il saldo 2023 nel periodo gennaio-aprile (più 2.291 posti con 10.475 assunzioni di cui 2.413 in aprile) anche se positivo, è l’unico in Veneto a segnare un livello inferiore (meno 6,1%) rispetto al saldo 2022 (più 2.439) quando le assunzioni nel primo quadrimestre erano state 10.815. Se si passa ai dati sulle “dichiarazioni di immediata disponibilità” (1.943), sommando disoccupati (1.744) e inoccupati (199), il totale è in diminuzione (meno 2,4%) rispetto allo stesso periodo del 2022.
LA CRESCITA
La domanda di lavoro complessiva in Veneto si attesta su livelli superiori rispetto ai quattro anni precedenti, sia nell’intero quadrimestre (più 4% sul 2022 con 220.400 assunzioni) sia in aprile, che conta 59.660 reclutamenti e un saldo di più 5% rispetto all’aprile 2022: è un dato da rilevare, visto che il mese segna l’avvio della stagione estiva in settori strategici come turismo e agricoltura.
Rispetto alla cittadinanza, crescono di più gli ingressi di stranieri: 11% a fronte del 2% degli italiani. E in merito all’età dei lavoratori, gli ultra 50enni mostrano la crescita maggiore nei reclutamenti (più 11% sul 2022). Segue chi ha meno di 30 anni (più 7%). I risultati migliori nel saldo di lavoro dipendente (relativamente ai contratti a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato) si registrano a Venezia (più 18.702 rispetto a più 15.437 nel 2022, di cui più 9.300 in aprile) e a Verona (più 15.368 rispetto a più 12.840 nel 2022). A Venezia in particolare, con 59.600 assunzioni nel primo quadrimestre, la crescita arriva al 18% e traina l’andamento della regione (più 4%), dove crescono soprattutto commercio e turismo (16%) ed è in ripresa l’agricoltura (3% di reclutamenti). Nell’industria alcuni settori pagano un contro rimbalzo: per l’industria conciaria meno 25% dopo il più 55% di un anno fa, meno 21% per la produzione di macchine elettriche contro il più 57% del 2022, meno 19% nell’industria chimico-plastica a fronte del precedente più 35%, e meno 17% per il legno-mobilio rispetto al più 50% di un anno fa. Stabile la situazione nel settore delle costruzioni.
I COMMENTI
«Siamo tornati ai livelli del 2019, che è stato un anno molto positivo - commenta l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan - va detto che il settore dove si registra una flessione è quello dell’industria. Si tratta di un contro rimbalzo dato che lo scorso anno c’è stato un boom di assunzioni. D’altro canto monitoriamo il fenomeno perché è uno dei settori che tra tutti, lamentano maggiormente la carenza di personale, soprattutto specializzato».
«Voglio sottolineare che dei 15.000 posti in più di aprile, ben 8.500 sono occupati da donne - evidenzia il presidente del Veneto, Luca Zaia - è un segnale positivo. Dobbiamo mettere in atto tutte le strategie per far sì che aumenti in maniera sempre più significativa l’occupazione femminile, leva strategica per il nostro sviluppo».
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