Iras. Casa di riposo dell'orrore. «Sono nove mele marce, noi siamo un'altra cosa»

Sabato 17 Agosto 2019 di Alberto Lucchin
Iras. Casa di riposo dell'orrore. «Sono nove mele marce, noi siamo un'altra cosa»
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ROVIGO «Abbiamo avviato un procedimento disciplinare interno e immagino si concluderà con un licenziamento in tronco. Oltre alle vittime, anche l'ente esce danneggiato da questa faccenda e do per scontato che al processo ci costituiremo parte civile. Noi non siamo quello di cui sono accusate quelle nove mele marce». È l'amaro commento del direttore generale Luca Avanzi, in merito all'indagine sui nove dipendenti della struttura assistenziale di San Bortolo per offese e minacce nei confronti degli anziani ospiti. I sette operatori sociosanitari e i due inservienti martedì saranno ascoltati dal giudice per le indagini preliminari Laura Contini, ma nel frattempo dovranno vedersela anche con la direzione dell'Iras. Attualmente sono già a casa da lavoro, visto che gli agenti della Polizia di Stato, all'alba di mercoledì, hanno notificato loro la misura interdittiva cautelare di divieto temporaneo di svolgimento di attività  professionali, ma Avanzi spiega che l'ente sta già procedendo autonomamente contro i nove indagati, dei quali solo sette erano alle dirette dipendenze dell'Iras.
ATTO Dì'IMPUTAZIONE«Abbiamo ricevuto anche noi l'atto di imputazione per quanto sarebbe avvenuto in una stanza del Nucleo arancione ai danni di tre ospiti, ma oltre alla sospensione, come da prassi, abbiamo già avviato il procedimento disciplinare. Da noi per situazioni di questo genere è previsto l'immediato licenziamento, perché cose così sono inammissibili e ingiustificabili nella nostra struttura».
CORSI ANTI-STRESSPer fugare qualsiasi dubbio sugli altri dipendenti dell'Iras e di Casa Serena, l'altro nucleo di assistenza situato in Commenda, saranno svolti dei test per verificare che non ci siano altri dipendenti con problemi legati alla tensione nervosa a cui sono sottoposti in quel particolare ambito lavorativo, perché in futuro non si verifichino nuovi episodi di rabbia contro gli anziani: «Avvieremo un'indagine psicologica per lo stress, perché chi lavora qui non abbia problemi di aggressività. Faremo anche degli specifici corsi di formazione», annuncia Avanzi.
COMITATI DEI FAMILIARIIl direttore ieri ha avuto modo di parlare con i comitati dei familiari degli ospiti: «Abbiamo spiegato nella massima trasparenza la situazione, ma soprattutto abbiamo detto loro che siamo noi i primi ad essere sconvolti. Nessuno pensava accadessero eccessi di questo tipo, perché non ne avevamo visto i segnali. Ci chiedono anche come è possibile, ma nessuno qui ne ha avuto la percezione e quanto avvenuto mercoledì mattina è stato un fulmine a ciel sereno. Mi sento io il primo responsabile, queste cose non devono succedere».
Finora non si è verificata nessuna psicosi, nessuno ha chiesto di trasferire altrove i parenti ricoverati nella struttura, ma Avanzi non nasconde la preoccupazione che questi fatti abbiano generato una cattiva pubblicità: «Ad oggi nessuno ci ha detto che avrebbe portato via i familiari ricoverati qui da noi, non credo che ne abbiano intenzione visto che questa situazione non dipende dalla struttura, ma da alcune mele marce: è chiaro però che potrebbe esserci qualcuno che decide di non portare più qui i propri cari e questa cosa ha un impatto devastante».
DANNO D'IMMAGINEA causa di questo potenziale danno d'immagine, il direttore generale non esclude che possa esserci un ricorso alla giustizia: «Su questo non decido io, ma il commissario straordinario Rodolfo Fasiol, ma do per scontato che ci costituiremo parte civile. Siamo parte lesa e io, se potessi, farei richiesta di risarcimento dei danni. Faremo in modo che chi ha sbagliato paghi».
Alberto Lucchin

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