ROVIGO - «Avviare un percorso di convergenza finalizzato a scongiurare la messa in liquidazione dell'Iras e le conseguenti ricadute negative sui livelli di assistenza, per i pazienti dell'Iras, le loro famiglie e i lavoratori».
Questo lo scopo del tavolo di confronto che si è riunito in Prefettura, secondo la nota stampa diramata dallo stesso prefetto Clemente Di Nuzzo, che ha riunito gli attori della vicenda per cercare di fare luce sulla situazione e sulle strade per il salvataggio.
L'ACCORDO CHE PESA
La struttura di via Bramante è di proprietà del Comune, ma nel 2003 è stata ceduta a titolo gratuito all'Iras per 99 anni, in virtù di una convenzione attorno alla quale tutto ruota e tutto si è annodato. È proprio nelle pieghe della convenzione, che i sindacati hanno definito «capestro», nonché nei meandri del diritto amministrativo e in particolare nelle norme che riguardano concessioni, affidamenti e più in generale, l'utilizzo appropriato dei fondi pubblici, che si deve trovare un pertugio. Perché tagliando tutto con l'accetta, l'Iras ha milioni di debiti, 4,5 solo quelli con le banche, mentre il Comune ha stanziato in bilancio oltre 3 milioni per il nodo Iras, ma i soldi non possono transitare direttamente. E non è una questione di volontà, ma di norme, trattandosi di soldi pubblici. Non è escluso che venga chiesto un parere alla stessa Corte dei conti.
NESSUNA LIQUIDAZIONE
Nella nota diramata alla fine della seduta è stato chiarito come «non è in corso di trasmissione da parte della gestione commissariale di Iras una nota indirizzata alla Regione nella quale viene dichiarata la necessità di mettere in liquidazione l'istituto». Quindi viene sgombrato il campo da questa preoccupante ipotesi. La montagna da scalare resta la situazione patrimoniale dell'ente. E l'accelerazione che è arrivata, a dicembre, quando a fronte dei ratei saltati, anche a causa della difficile situazione pandemica che ha colpito le strutture residenziali, il nuovo istituto di credito cooperativo nato nel 2020 dalla fusione tra Rovigo Banca e Centroveneto Bassano Banca, ha comunicato il recesso da tutti i contratti di mutuo e la richiesta di saldare integralmente i circa 2,6 milioni di posizione debitoria, segnalando la sofferenza alla Centrale dei rischi, facendo così entrare l'Iras nella lista nera dei debitori. Tutto è precipitato e l'ottimismo che aleggiava nella seduta dello scorso ottobre al tavolo prefettizio sull'Iras, ha lasciato il posto a timori e paure. «Nel corso dell'incontro - precisa ancora la Prefettura - le parti, su esplicita richiesta del prefetto, hanno inteso proseguire nel tavolo prefettizio il confronto per addivenire ad una soluzione rispetto alla complessa situazione che coinvolge l'Iras. È altresì emerso che Iras in questo particolare momento è comunque in grado di provvedere con mezzi propri a onorare il pagamento degli stipendi dei dipendenti e i propri fornitori. Le parti hanno dunque inteso intraprendere un dialogo costruttivo per superare le rigidità che finora hanno caratterizzato la vicenda, convergendo, quali punti di partenza: sull'individuazione da parte di Iras di iniziative atte ad incrementare la redditività dell'ente secondo linee operative che verranno in seguito specificate; sulla restituzione al Comune di una porzione pari al 45% di Casa Serena a fronte del versamento da parte del Comune di Rovigo di una somma a ristoro degli investimenti migliorativi effettuati da Iras su quell'immobile». Per quanto riguarda questo aspetto, uno dei nodi è che da questa cessione, quasi uno storno, l'Iras contava di ottenere almeno un paio di milioni, ma la perizia eseguita dal Comune indica la somma congrua in 600mila euro. Una goccia in un mare.