LENDINARA - Cristina Squaiella aveva 56 anni quando si è spenta davanti agli occhi della figlia, verso le 19.50 del 17 settembre 2019, investita mentre stava attraversando la Provinciale 17 arrivando dalla pista ciclabile. Un incrocio la cui pericolosità è lampante, fra un percorso per ciclisti in sicurezza e la tangenziale est, subito dopo la discesa del cavalcavia. Proprio per questo i familiari hanno chiesto a Comune e Provincia un risarcimento, in solido, per la perdita subita dal danno cagionato da cosa in custodia. Ovvero quell’incrocio, fra la Provinciale e la comunale via San Lazzaro alto, notoriamente pericoloso e per il quale da anni si parlava di introdurre misure di sicurezza, rimaste lettera morta. Fra l’altro, per l’incidente era stato inizialmente indagato per omicidio stradale un 37enne lendinarese che al volante della sua Mercedes, arrivando da via Valli giù dal cavalcavia, non era riuscito a evitare l’impatto. Senza colpa, come è stato attestato dal fatto che il procedimento penale a suo carico sia stato poi archiviato dal pm Andrea Bigiarini, perché all’esito degli accertamenti non erano emerse infrazioni da parte sua. Il limite di velocità, in quel punto, è sempre di 70 chilometri orari.
SEMAFORO INATTIVO
Piuttosto, come sottolineato negli atti d’indagine dei carabinieri, non solo l’impianto semaforico, che doveva essere a chiamata, non ha mai funzionato un giorno, con i pulsanti scollegati, ma aveva anche due delle lanterne non orientate correttamente verso la strada e di scarsa utilità per gli automobilisti. Non bastasse, a ridurre la visibilità, oltre alla curva, anche un terrapieno. Dopo l’archiviazione della posizione dell’automobilista, anche alla luce delle valutazioni del pm, i due figli della 56enne lendinarese e il fratello, assistiti dall’avvocato Rita Sofia Tiengo, insieme al marito della vittima, che si è invece affidato all’avvocato Marco Suttini, hanno chiesto conto ai due enti responsabili della sicurezza di quell’incrocio. Ora è stato notificato alla Provincia l’atto di citazione davanti al Tribunale di Rovigo da parte dei familiari della 56enne. Con delibera del presidente di Palazzo Celio, è stata autorizzata alla difesa dell’ente l’avvocato Anna Masutti del foro di Bologna, individuata dalla compagnia assicuratrice Lloyd’s, che all’epoca dei fatti garantiva la copertura assicurativa per i sinistri alla Provincia.
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