Inquinamento da Pfas, nuove sostanze perfluorate nel tratto veneto del Po

Sabato 2 Maggio 2020
Il fiume Po
ROVIGO - Il tratto veneto del Po è inquinato da nuove sostanze perfluorate. Lo ha annunciato l'assessorato all'Ambiente regionale che a novembre aveva incaricato l'Arpav di approfondire scientificamente l’eventuale presenza di sostanze emergenti o persistenti all’interno della nostra regione.
Arpav a propria volta ha collaborato con il Cnr Irsa avviando l'analisi di alcuni campioni di acqua per la ricerca di nuove sostanze organiche fluorurate, in particolare acido carbossilici - cloro perfluoroeteri la cui presenza era stata segnalata da Epa New Jersey nelle acque a valle di impianto Solvay negli Stati Uniti. Si tratta di composti usati per la produzione del polivinilidenfluoruro.

ARPAV ha potuto cosiì appurare che in due campioni di acqua superficiale, sono state rilevate due delle sostanze e in tracce di una terza che corrispondono a quelle con risposta analitica maggiore rinvenute in altre regioni, in fiumi nel bacino del Po.

Dette sostanze non risultano però presenti nelle acque potabili in territorio veneto.  Si ricorda che il Veneto, rispetto alle altre regioni, però ha posto dei filtri a carboni attivi che garantiscono la qualità delle acque potabili.

È stato disposto un approfondimento attraverso campioni rilevati sul sito ex-Miteni a Trissino (Vicenza) e a valle dello stabilimento.

“Il Veneto è e resta l’unica Regione in Italia ad aver avviato una serie di iniziative in questo campo – ha detto l'assessore  all'Ambiente Bottacin - e che adotta sistemi per l’abbattimento della presenza di sostanze emergenti o persistenti. Senza parlare della scelta di aver posto dei limiti sulla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche che continua ad esporci a ricorsi da parte delle aziende in mancanza dei più volte annunciati limiti nazionali mai fissati. Come Regione Veneto riteniamo ne vada studiata la diffusione nell’ambiente, anche nel caso in cui i dati preliminari siano in linea con quelli europei e mondiali – ha concluso Bottacin -. Il monitoraggio di tali composti, infatti, rientra nell’ambito della direttiva comunitaria per definire gli standard di qualità ambientale nelle acque”.


 
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