Grazie agli incentivi si aprono i cantieri ma nessuno trova più muratori e operai

Domenica 10 Aprile 2022 di Alessandro Garbo
Grazie agli incentivi si aprono i cantieri ma nessuno trova più muratori e operai
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ROVIGO - Il problema non è il lavoro, ma la manodopera. Che manca. L’allarme viene suonato dalla Confartigianato che ha registrato, tra gli associati, una notevole difficoltà a trovare personale disponibile a lavorare. Può apparire come un paradosso in un periodo segnato dalla crisi economica e dai rallentamenti quale esito dei due anni di pandemia, ma il quadro che le imprese dipingono è estremamente complesso e con riflessi “drammatici” per le imprese stesse. Oltre alla detta pandemia, all’aumento dei prezzi delle materie prime insieme alla difficoltà a reperirle, poi i rincari per l’energia e i carburanti, ora a mettere in crisi le attività è la carenza di operai. Il settore in maggior sofferenza, poi, è quello edile in un momento nel quale ci sono le possibilità di operare, grazie agli incentivi dell’Ecobonus e del Superbonus che hanno invertito il trend negativo degli ultimi anni, facendolo riprendere a ritmi elevati.

Ora che le aziende stanno lavorando a spron battuto per rispettare le scadenze, rischiano di non riuscire a chiudere i cantieri per la mancanza di manovalanza.


L’ESPERTO

«Le imprese hanno bisogno di muratori, elettricisti, impiantisti - spiega Alessandro De Iaco, associato della Confartigianato e broker edile, una nuova figura professionale nata per coordinare e creare sinergie tra il privato, l’impresa e i liberi professionisti che ruotano attorno al settore - e non solo non si trovano sul mercato, ma quelli che si rendono disponibili non hanno un’adeguata formazione. I giovani, peraltro, non si avvicinano più a certi mestieri e non sono disposti a fare quella che veniva definita la gavetta». Secondo il presidente della Confartigianato, Marco Campion, il problema è legato anche al sistema “scuola-lavoro” che non offrirebbe agli studenti un’adeguata preparazione pratica, ma anche una collocazione nel mondo del lavoro, anche perché «i tirocini o gli stage in azienda sono di difficile gestione per problemi legati alla sicurezza. Sarebbe bene rivedere i percorsi formativi». A fianco, però, si moltiplicano le aziende straniere che in Polesine superano addirittura il 30 per cento. «Trovano spazio perché la cultura di certe etnie è più legata e devota al lavoro rispetto all’italiano - afferma De Iaco - e arrivano dal loro Paese d’origine già preparati. Poi c’è da dire che in Italia, con il 110, il Governo invece di semplificare e offrire un volano utile alla ripartenza, ha tenuto in ballo le imprese per mesi con continue modifiche che hanno ingessato le procedure e le pratiche, purtroppo a beneficio di alcuni furbetti». L’artigiano, o comunque chi ha un’impresa di piccole dimensioni, ha avuto qualche difficoltà a poter garantire un progetto di fattibilità per le ristrutturazioni incentivate e ora si trova a dover fare i conti con prezzi alle stelle e carenza di operai. «Certi lavori nessuno li vuole più fare - conclude De Iaco - e non esiste il ricambio generazionale, purtroppo. Alcuni mestieri d’arte come il fabbro, il falegname o il carpentiere si rischia di perderli nonostante rappresentino l’eccellenza da cui è partito il made in Italy».
 

Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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