Rovigo, le imprese frenano e non chiedono soldi alle banche

La richiesta di liquidità del 2021 non si sta ripetendo nella crisi in corso. È la provincia che più rallenta dopo Venezia, con meno 15,3 per cento

Domenica 28 Agosto 2022 di Francesco Campi
Le imprese frenano e non chiedono soldi alle banche

ROVIGO - Un calo dopo l’esplosione dello scorso anno. La corsa al credito da parte delle imprese polesane, infatti, nel primo semestre del 2022 mostra un netto rallentamento, con una flessione del 15,3% rispetto al primo semestre del 2021. È il calo percentualmente più consistente a livello regionale dopo quello registrato in provincia di Venezia, 18,2%, mentre il dato medio Veneto è di una diminuzione del 10,7%, superiore alla media nazionale pari al meno 7,2%. Il dato emerge dal “Barometro Crif”, il report dell’osservatorio della società bolognese specializzata in sistemi di informazioni e soluzioni per la gestione del credito, che nota come «dopo un 2021 caratterizzato dalla ripresa dell’economia nazionale post pandemia, nel primo semestre dell’anno in corso il numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane abbia fatto segnare una flessione del 7,2%. La dinamica in atto va letta come il segnale di una necessità meno impellente rispetto al passato di rivolgersi agli istituti di credito per far fronte alla contrazione dei fatturati e dei flussi di cassa che si erano registrati nella fase più acuta della pandemia, quando le aziende erano state indotte a richiedere un grande numero di finanziamenti anche per importi contenuti. Al contempo, l’importo medio richiesto è cresciuto del 13,6%, attestandosi a 120.227 euro, con un’accelerazione significativa nel secondo trimestre dell’anno (più 26,8%) rispetto al pari periodo del 2021».

LE CIFRE

Sul fronte degli importi, tuttavia, la provincia di Rovigo, con una media di 74.727 euro, non solo è abbondantemente al di sotto dei valori nazionali, ma ancora una volta si piazza all’ultimo posto in Veneto, dove l’importo medio richiesto, 103.187 euro, è sì inferiore rispetto al valore nazionale malgrado una crescita di 8%, ma abbondantemente superiore a quello polesano. A livello di singole province, il valore più consistente è quello registrato a Treviso, con 120.758 euro, e a Vicenza, con 114.714, seguite da Verona con 102.976, Venezia con 94.877, Padova con 92.445 e Belluno con 89.919.

I MUTUI

A fronte di questi dati, bisogna comunque considerare che nel primo semestre 2021 il numero di richieste di nuovi mutui e surroghe in provincia di Rovigo ha fatto registrare un più 0,9 % rispetto al primo semestre 2020, con una crescita nettamente superiore alla media nazionale, 20,6%, ma anche più alta media del Veneto, 25%. Il comparto del credito, in quel caso sia di imprese che famiglie, beneficiava allora della vivacità dei mutui con finalità d’acquisto, a conferma della centralità della casa nei progetti delle famiglie, sostenuta da condizioni di mercato ancora molto vantaggiose, mentre le surroghe, dopo aver trainato il comparto negli anni precedenti, rifletteva la progressiva riduzione del numero di mutui che ancora potevano scontare condizioni più convenienti. Oggi il contesto è nuovamente mutato.

IL COMMENTO

Come nota Simone Capecchi, direttore di Crif, «la concatenazione degli eventi negativi che hanno caratterizzato questi ultimi tempi ha prodotto impatti estremamente significativi sulle attività produttive nel nostro Paese. In particolare, in una fase in cui l’economia nazionale stava faticosamente cercando di riportarsi sui livelli pre-pandemia, lo scoppio del conflitto in Ucraina, l’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e il rialzo dei tassi, hanno prodotto un nuovo shock. Questo, però, non si è ancora riflesso sulla domanda di credito, con le imprese che non hanno ancora sentito la necessità di aumentare in modo consistente la provvista di liquidità per far fronte all’attività corrente. Al contrario, il volume di richieste è complessivamente diminuito in virtù di una crescente tendenza a non frazionare eccessivamente i finanziamenti e a rivolgendosi primariamente a pochi istituti di credito di riferimento per importi più elevati rispetto al passato».

Ultimo aggiornamento: 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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