Allarme Pfas: dopo il Po presenza accertata anche in Adige e Canalbianco

Sabato 20 Aprile 2019 di Francesco Campi
Manifestanti di Greenpeace contro l'inquinamento da Pfas
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ROVIGO - E’ da anni che la presenza di Pfas nelle acque dei fiumi polesani è stata attestata e certificata. E il problema non riguarda solo il Po, ma anche il bacino del Fissero-Tartaro-Canalbianco, in particolare nello scolo Poazzo, e, in un caso, anche l’Adige. Il “Monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque superficiali del Veneto 2013 – 2018” pubblicato il 16 aprile dall’Arpav ne dà semplicemente una conferma: «I bacini idrografici interessati sono: Brenta, Fratta Gorzone, Bacchiglione, bacino scolante nella laguna di Venezia, Fissero Tartaro Canalbianco, Livenza, Po e Sile».

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Ma viene fatta anche un’importante precisazione: «Dal 2018, il limite di quantificazione per il Pfos (acido perfluoro-ottansolfonico) è stato ulteriormente abbassato a 0,2 nanogrammi per litro, raggiungendo i livelli richiesti dalla normativa che fissa a 0,65 nanogrammi per litro lo standard di qualità ambientale medio annuo per questa sostanza. Il miglioramento del livello di misurazione del Pfos ha fatto emergere nel 2018 una situazione di diffusa presenza del Pfos nelle acque superficiali interne a concentrazioni maggiori dello standard di qualità ambientale medio annuo». 
MONITORAGGIO SULL’ADIGE
Dodici sono le sostanze monitorate. E, per quanto riguarda l’Adige, pur uno dei bacini meno interessati dal problema, nel luglio 2016 era stato riscontrato un valore di Pfba, l’acido perfluorobutanoico per il quale il limite è stato abbassato nel 2017 da 10 a 5 nanogrammi per litro, pari a 19 nanogrammi per litro all’altezza del ponte fra San Martino di Venezze e Anguillara, poi salito a 24 nel gennaio 2018, poi sempre al di sotto del limite nei controlli mensili dello scorso anno. Per i Pfos, invece, i superamenti registrati della nuova soglia sono stati a gennaio (0,5), a luglio (0,3), a ottobre (0,3), a dicembre (0,23), nonché a marzo, quando è stato toccata quota 0,75, unico valore “rosso”, indicato come superiore allo standard di qualità medio annuo. Per avere un termine di paragone, lo scorso anno nel bacino del Bacchiglione sono stati riscontrati valori di Pfos fino a 119.
FISSERO-CANALBIANCO
Per quanto riguarda il bacino del Fissero-Tartaro-Canalbianco, se nel 2014 era stato controllato il Canalbianco a Zelo e ad Adria, all’altezza del ponte del centro commerciale, il Nuovo Adigetto a Grignanella, sempre ad Adria, così come il Collettore padano-polesano al ponte Chieppara, con i parametri tutti nei limiti al tempo vigenti, da allora sono stati controllati solo il Po di Levante a Porto Viro, un chilometro a valle di ponte Scoda, e il Poazzo. Nei quattro controlli del 2018 sul Po, il valore “rosso” è quello relativo al Pfos, sempre sopra lo 0,65 nanogrammi per litro: 1,03 a gennaio, 0,88 a maggio, 1,8 ad agosto e 1,05 a ottobre. Valori più alti nel Poazzo, a Canaro: a febbraio 1,86, aprile 1,76, a giugno 2,01, ad agosto 3,85, a ottobre ben 4,47 e a dicembre 1,56. Nell’agosto 2017 il livello registrato era stato addirittura 39.
CONTROLLI SUL PO
Per quanto riguarda il Po, i controlli nel 2018 hanno riguardato non solo Corbola, dove i campionamenti eseguiti ogni mese hanno riscontrato sempre un superamento del valore per il Pfos con valori variabili fra il 1,65 di dicembre ed il 4,65 di agosto, ma anche Villanova Marchesana, con quattro sforamenti su altrettanti prelievi, valore massimo 3,89 ad agosto, ma anche fra Taglio di Po e Porto Viro, all’altezza di ponte Molo, con 7 sforamenti su 7 prelievi, valore massimo 3,64 ad agosto. «La maggior parte dei carichi recapitati a mare – spiega Arpav - proviene dal bacino del Po (circa 800 chili l’anno) e per questi quantitativi è, con tutta probabilità, da ricondurre a fonti collocate a monte del tratto terminale del fiume».

Ultimo aggiornamento: 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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