Un flop la manifestazione no vax contro il green pass sui treni: solo in 5 in stazione

Giovedì 2 Settembre 2021 di Nicola Astolfi
Una pattuglia della Polizia davanti alla stazione
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ROVIGO

Si sono contati sulle dita di una mano (cinque) i partecipanti alla manifestazione contro il green pass obbligatorio da ieri per viaggiare sui treni a lunga percorrenza. Su treni locali e regionali (anche quelli che fanno servizio a cavallo tra regioni), il green pass invece non è richiesto.
La protesta attesa non c’è stata, mentre online era stato annunciato il blocco dei treni “organizzato dal popolo, autogestito, pacifico”, con due semplici istruzioni: “Ore 14.30 incontro davanti stazione”, “Ore 15 si entra e si rimane fino a sera”. In stazione a Rovigo, però, non è entrato alcun manifestante e non ne è derivato alcun disagio per viaggiatori e pendolari. Certo un po’ di stupore, all’uscita o all’arrivo in piazza Riconoscenza, avrà accompagnato la vista del piazzale quasi delimitato da due auto della Polizia, altrettante dei Carabinieri e della Polizia locale, più un mezzo della Guardia di finanza e le transenne davanti all’ingresso a confinare a due soli varchi di entrata e uscita, sui lati opposti dell’edificio, per garantire la sicurezza di entrambi i passaggi e la continuità del servizio ferroviario. Era presidiato anche l’ingresso al bar della stazione. Così nessun manifestante ha varcato qualsiasi soglia, tantomeno ha potuto avvicinarsi ai binari. Ai primi due partecipanti arrivati, verso le 14.45, al momento di entrare in stazione è stato chiesto di esibire un documento di riconoscimento. Identificati, sono rimasti in piazza Riconoscenza pacificamente, rifiutando qualsiasi dichiarazione sul loro “no” al green pass. Tra un’adesione per averne sentito parlare sui social e chi, davanti al dispiegamento di mezzi e risorse, ha preferito restare a distanza in un primo momento, una signora si è avvicinata chiedendo: «Siete qui per la protesta? Posso unirmi a voi?».

CHIUSI NEL SILENZIO

Nessuno degli anti green pass ha però voluto spiegare i motivi del “no”. Poi al silenzio c’è chi ha aggiunto che «tanto i giornali sono pagati per scrivere quello che dice il Governo, quindi se dico qualcosa poi tanto lo cambiate». Oppure, che quella di ieri è stata «una protesta silenziosa. Non abbiamo niente da dire, tranne che ne abbiamo le scatole piene».
Ribattezzato “passaporto schiavitù”, l’obbligo del certificato vaccinale anti Covid-19 anche per i viaggi a lunga percorrenza in treno sarà valido fino al 31 dicembre, a meno di un’ulteriore estensione dello stato di emergenza. Ieri, per chi ne rifiuta l’obbligo, doveva essere la giornata del “Non ci fanno partire senza il passaporto di schiavitù? Allora non lo farà nessuno”, aveva annunciato un manifesto sul canale Telegram “Stop dittatura”.

CONTROLLI A BORDO

Le verifiche per viaggiare sui treni si svolgono a bordo, a differenza di mezzi come navi e aerei dove sono fatte prima di salire. Intanto in stazione, sugli schermi con gli orari dei treni scorre l’avviso: “Attenzione! Sui treni ad alta velocità e intercity obbligatoria certificazione verde Covid-19 da esibire a bordo treno con il titolo di viaggio”. Dunque, quelli che dicono “no” al green pass possono salire sui treni regionali. E se salgono sui treni a lunga percorrenza? Al momento di esibire assieme al biglietto (richiesto come prassi dal personale di bordo) anche la certificazione anti Covid, con il Qr code o lo stampato, se trovati senza dovranno spostarsi in una zona isolata del treno. E alla prima fermata dovranno scendere per essere affidati a pubblici ufficiali che verificata l’assenza del green pass, valuteranno la situazione e potranno comminare una sanzione variabile da 400 a mille euro.
 

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