Ordine degli infermieri: «No strumentalizzazioni, chi rifiuta il vaccino non è un untore»

Martedì 9 Febbraio 2021 di Nicoletta Canazza
Infermieri all'ospedale di Rovigo
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ROVIGO - «Gli operatori sanitari sono consapevoli dell’importanza della vaccinazione così come dell’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione individuale per arginare la pandemia. Non ci risultano colleghi “no vax” tra gli iscritti della provincia». È chiara la posizione espressa dal consiglio direttivo dell’Opi, l’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Rovigo circa le dichiarazioni sul nuovo focolaio di infezione da covid-19 che ha interessato la geriatria del nosocomio rodigino.
«Attribuire - sottolinea Marco Contro, presidente dell’Opi provinciale - la responsabilità del contagio ai professionisti sanitari appare alquanto improbabile visto che tutti i professionisti sono tenuti a indossare i dispositivi di protezione individuale messi a disposizione dall’azienda. È plausibile il contrario, ossia che i professionisti siano stati contagiati durante l’erogazione dell’assistenza diretta a pazienti risultati poi positivi».


CACCIA ALLE STREGHE
L’invito è a non perdere lucidità. «Non conosco l’identità, né le motivazioni - aggiunge Contro - di chi ha ritenuto di non sottoporsi al vaccino secondo le modalità previste dall’azienda sanitaria. Ritengo però si debbano vagliare le posizioni caso per caso. Non si possono escludere casi in cui per terapie in corso ci siano diminuite difese immunitarie o situazioni di allergie individuali. In questo caso non parlerei di un rifiuto a priori, motivato da posizioni “no vax”, quanto di situazioni personali valutate in relazione a condizioni del momento. Qualcuno potrebbe anche aver tenuto in considerazione i possibili effetti collaterali».
L’invito a mantenere la calma è rivolto soprattutto a chi ricopre incarichi istituzionali per evitare di dar luogo a strumentalizzazioni. «Il rischio è di passare da “eroi” a “untori” - aggiunge -. Tutti noi conosciamo l’importanza della vaccinazione e del corretto utilizzo dei dpi come mascherine, guanti e distanziamento». Piena condivisione quindi, alle posizioni espresse dai sindacati di categoria Uil e Cgil contro le dichiarazioni del commissario dell’Ulss polesana, Compostella preoccupato per l’adesione del personale di Geriatria alla campagna vaccinale: su 24 infermieri in forza al reparto, 8 (33%) al momento non avrebbero aderito alla campagna vaccinale otto infermieri su 2 e 8 operatori sociosanitari, oss, su 12 (66%). 
NO STRUMENTALIZZAZIONI
«Allo stato attuale - precisa Contro - non esiste un obbligo giuridico che imponga agli operatori sanitari di vaccinarsi, per cui chi rifiuta non può essere sanzionato. Pur ribadendo con forza e promuovendo l’importanza di aderire alla campagna vaccinale, sanzionare un professionista per il solo fatto che non si vaccina costituisce un atto illecito per l’ordinamento di uno stato di diritto. Invitiamo tutti gli attori istituzionali alla prudenza. In questo momento drammatico e unico nella storia del nostro Paese, occorre rimanere sereni e mantenere la lucidità necessaria per non scatenare una “caccia alle streghe”, che abbia come ingiustificato bersaglio i professionisti sanitari. Gli infermieri del nostro territorio, in quanto professionisti che basano la propria attività sulle evidenze scientifiche, riconoscono senza se e senza ma l’importanza dei vaccini, come mezzo per debellare le epidemie e contribuire al progresso dell’umanità. La minoranza che ancora non ha aderito alla campagna vaccinale promossa dall’azienda, ha preso questa decisione, secondo quanto ci risulta, non per rifiuto tout court o per posizioni negazioniste, ma perché in una situazione personale di maggior rischio o perché preoccupati dai possibili effetti di un vaccino del tutto nuovo, di cui ancora sono ignoti possibili effetti a lungo termine».
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Ultimo aggiornamento: 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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