Via libera al raddoppio per il maxi allevamento di galline: i capi saranno oltre 57mila

Martedì 2 Febbraio 2021 di Francesco Campi
Allevamento di galline ovaiole

ROVIGO - La carica delle 57.711 galline ovaiole pronte ad "accasarsi" a Boara Polesine. Questo, infatti, il numero di capi per ciclo produttivo che la società agricola avicola Sant’Andrea di Pozzonovo potrà allevare nel suo stabilimento che sorge in via delle Quore 1, fra l’argine dell’Adige e via Curtatone, all’altezza dell’impianto della Fri-El Aprilia, subentrata alla ex Nuova Amit nella produzione di compost, secondo l’autorizzazione integrata ambientale, che con un acronimo particolarmente adatto al caso in questione si chiama aia, rilasciata dalla Provincia con la determinazione n. 149 del 28 gennaio scorso.

L’iter per la realizzazione dell’allevamento biologico all’aperto di galline ovaiole è iniziato ormai un po’ di tempo fa.


L’ALLARME
Già nel giugno 2018 il Comune aveva rilasciato alla ditta il permesso a costruire due capannoni per l’allevamento avicolo con annesse concimaie, fabbricati a uso deposito e lavorazione uova. Meno di un anno dopo, a marzo, il Comitato ambiente di Boara Polesine, Mardimago, Sarzano e Rovigo e l’allora consigliere regionale Patrizia Bartelle, avevano manifestato la preoccupazione per le conseguenze che una simile decisione avrebbe provocato su un’area già sottoposta a “stress ambientali”. Tuttavia la ditta aveva già ottenuto anche un primo parere igienico-sanitario dall’Ulss Polesana e aveva visto approvato il proprio piano aziendale dall’Avepa con la previsione di un accasamento in in ciascun capannone di un massimo di 28.856 capi. Il primo capannone è stato realizzato dopo poco e nell’agosto del 2019, vi ha alloggiato 29.991 galline.
L’ISPEZIONE
Il 17 aprile dello scorso anno, il Gruppo carabinieri forestali di Rovigo, in pieno lockdown, ha trasmesso alla Provincia gli atti di un controllo eseguito nell’azienda. Sulla base di quanto emerso con l’ispezione e dai dati presentati dalla ditta, è stato contestato all’azienda di aver esercitato l’attività di allevamento avicolo senza la prevista autorizzazione, non l’Aia che è richiesta con un numero di galline ovaiole superiori alle 40mila, ma l’autorizzazione generale per le emissioni derivanti dall’allevamento che scatta in caso di un numero di galline superiore alle 25mila. Il 5 giugno scorso il gestore dell’allevamento, Giandomenico Tresoldi, ha presentato alla Provincia la domanda di rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale, necessaria nel caso dell’utilizzazione anche di un secondo capannone per arrivare alla quota delle 57.711 galline. Subito Arpav e Comune hanno chiesto integrazioni documentali, mentre l’Ulss ha confermato il parere già espresso nel 2018. Il 27 ottobre la Conferenza dei servizi ha dato parere favorevole con ulteriori prescrizioni trasmesse a inizio dicembre. A questo punto è arrivato il parere favorevole dell’Arpav, mentre il 21 gennaio il Comune ha classificato l’allevamento come industria insalubre sulla base del parere del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss. A questo punto l’iter si è completato e per l’allevamento è scattato il via libera. Con ulteriori prescrizioni, in particolare per la pollina, le feci delle galline, sul loro stoccaggio e per il loro eventuale utilizzo in agricoltura o in impianti di “valorizzazione energetica”, nonché di adottare ogni cautela per evitare l’insorgenza di problemi di emissioni moleste di odori, polveri e proliferazione di mosche.
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Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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