PONTECCHIO POLESINE - Una chiesa gremita di parenti, e soprattutto amici, ciclisti, colleghi e tanti compaesani, politici di ieri e di oggi, l'intera amministrazione comunale. Tutti a Pontecchio Polesine, per l'ultimo saluto al giornalista de il Gazzettino Franco Pavan, 63 anni, spirato il 16 agosto all'ospedale di Imola, dove era stato trasferito in seguito al gravissimo incidente in cui era stato coinvolto un mese e mezzo prima.
FORTE AMICIZIA
Hanno celebrato l'ultimo commosso saluto il parroco di Pontecchio don Fabio Bolognesi e don Silvio Baccaro ex parroco di Borsea. «Tutti abbiamo almeno un ricordo simpatico di Franco ha esordito don Fabio -, un grande professionista e un uomo sempre pronto ad aiutare il prossimo». Commosso il sindaco Simone Ghirotto: «La nostra era un'amicizia nata in maniera insolita, dopo un accesso confronto. Ma in quella discussione ci siamo liberati e avevamo capito che moltissime cose ci legavano. Quante volte abbiamo parlato di politica, di sport, cultura attualità ma anche dei nostri pensieri, delle nostre debolezze, delle nostre ambizioni». E rivolgendosi all'amico scomparso: «Caro Franco, eri testardo, permaloso e con un caratterino particolare. Non passava giorno in cui non ci vedevamo e sentivamo. Purtroppo non ho avuto la possibilità di salutarti, ma sappi che l'amicizia non si perde, è lo spirito che non si cancella che resta come arricchimento che sedimenta nell'intimo e ci consola, che vive nei ricordi e nelle emozioni».
RAFFINATO GIORNALISTA
«Abbiamo perso un grande collega, ma soprattutto un amico - le parole del giornalista Maurizio Romanato sull'altare assieme ai colleghi di redazione -. Franco era un professionista che amava stare fuori dalla redazione a consumare le scarpe, la cronaca era la sua passione. Era piacevole stare con lui in redazione. In tanti anni abbiamo potuto apprezzare la sua grande onestà intellettuale e la sua capacità di sacrificarsi al servizio del suo paese. Franco ha lottato come un vero sportivo per riuscire a farcela, ma l'epilogo è stato purtroppo tremendo. Non ti dimenticheremo mai caro amico».
Struggente, con la voce rotta dal pianto, il presidente dell'Associazione giornalisti ciclisti italiani Robert Ronchi ha appoggiato la maglia di Campione del mondo sulla bara del compagno di squadra: «Avresti dovuto essere con noi ai campionati mondiali in Danimarca - ha detto -, invece proprio mentre eravamo là abbiamo ricevuto la notizia della tua morte. Ora hai raggiunto la tua amata mamma Ida che portavi sempre con te alle tante gare».
Toccante le parole sussurrate da una collega: «Sei stato un maestro per me, voglio salutarti con una frase del grande Gino Bartali che tanto rappresenta la tua disponibilità ed eleganza che ha caratterizzato il tuo vissuto: Il bene si fa e non si dice. E certe medaglie appendono all'anima, non alla giacca.