Scoperti 16 milioni di Iva non pagata, denunciate 102 persone

Mercoledì 26 Giugno 2019 di Francesco Campi
La cerimonia per i 245 anni della fondazione del Corpo
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ROVIGO - Oltre 16 milioni di Iva non pagata, un terzo dei quali da 66 evasori totali, completamente sconosciuti al Fisco. È il dato macroscopico dell’attività compiuta nell’ultimo anno e mezzo dalla Guardia di Finanza polesana, guidata dal colonnello Dario Guarino, che ha celebrato il 245. anniversario della fondazione del Corpo con una cerimonia nella sede del Nucleo di polizia finanziaria a Borsea.
 
I numeri ben descrivono l’attività delle Fiamme gialle rodigine, che hanno denunciato 102 persone per reati fiscali, soprattutto per emissione e utilizzo di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento delle scritture contabili, eseguendo misure patrimoniali per un valore complessivo di 4,4 milioni. Fra i vari arresti, uno proprio nei giorni scorsi per estorsione, caporalato e indebito uso di carte di pagamento, tre nell’ambito dell’operazione Ghostcar, “macchina fantasma”, che ha portato i militari della Tenenza di Adria a scoprire quella che viene definita una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale a all’autoriciclaggio: attraverso un giro di fatture false e di società fittizie nel settore del mercato automobilistico e delle bevande, si riusciva a evitare il pagamento dell’Iva, commercializzando prodotti a prezzi fuori mercato.
È una delle tanti varianti della cosiddetta “frode carosello”, così come quella scoperta con l’operazione Vortex, un giro giro fittizio di false fatturazioni per circa 30 milioni, impiegate per abbattere l’utile e per ottenere finanziamenti non spettanti, con trasferimenti fittizi di rottami ferrosi in realtà rimasti sempre fermi, che avevano come centro la Stemafer di Lendinara. Giochi di scatole cinesi sono emersi anche con l’operazione China Express, che ha portato a scoprire un evasore seriale, che grazie a una tela di più aziende che nel tempo si erano succedute e intestate a familiari o prestanome, nell’arco di quattro anni non ha dichiarato ricavi per circa 4,5 milioni. Così come una vasta frode carosello è quella scoperta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria con l’operazione Fuoco d’oriente, che ha individuato una ditta di abbigliamento cinese come testa di ponte di una rete di aziende che operavano in nero e che la usavano per “lavare” i ricavi dell’evasione fiscale, con la denuncia del titolare per riciclaggio e la scoperta di circa 2,5 milioni che hanno preso la via della Cina.
Questo non è che uno degli ambiti d’intervento della Finanza polesana, che sul fronte del sommerso ha scoperto anche 31 lavoratori in nero, denunciandone i 22 datori di lavoro. Sono dieci, invece, le persone chiamate a rispondere di 800mila euro di danni erariali. Sul fronte degli appalti, il valore delle procedure risultate irregolari è stato pari a 970mila euro. Nel complesso le persone denunciate per reati in materia di appalti, corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione sono state 24.
Nel loro piccolo, stanati anche i “furbetti del controllino”: la Finanza, infatti, ha scoperto tassi di irregolarità del 94,5% nelle esenzioni dal pagamento dei ticket sanitari, una media particolarmente alta perché i controlli si sono indirizzati su soggetti caratterizzati da elevati indici di anomalia, evidenziati con un’apposita analisi di rischio. A proposito di rischi, le Fiamme gialle hanno vigilato anche sui prodotti contraffatti o con falsa indicazione made in Italy o non sicuri, sequestrandone 14.625, oltre a poco meno di 10 tonnellate di di prodotti alimentari, non correttamente conservati o sprovvisti delle obbligatorie indicazioni per la tracciabilità.
Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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