Al Festival del violoncello omaggio a Morricone: il giovane virtuoso Fung si mette in testa un cappello da cow-boy

Martedì 7 Settembre 2021 di Milena Dolcetto
Un momento delle serata finale del festival

ROVIGO - Ieri sera lo hanno ascoltato alle sale Apollinee della Fenice di Venezia, ma la sera prima Zlatomir Fung è stato applaudito a Rovigo nel recital conclusivo di Rovigo Cello City, tenutosi domenica al Tempio della Rotonda.
Riconosciuto dalla critica internazionale come una stella della prossima generazione di musicisti a livello mondiale, Fung, americano, è stato l’artista più giovane ad aver vinto nel 2019, a vent’anni, il primo premio al concorso internazionale “Tchaikovsky”. Dall’Abaco con alcuni dei suoi Capricci, Bach con la Suite n. 1 e la trascrizione della Partita per flauto, Berio nella Sequenza XIV e Cassadò con la Suite in re minore, sono stati gli autori che il violoncellista ha presentato davanti ad un numeroso pubblico, siglando l’ennesimo successo del festival.

I VIOLONCELLI DI RCC

Tecnica straordinaria, suono e timbro da interprete maturo, l’artista ha saputo conquistare il pubblico e i ragazzi delle master class per il suo sorriso e per il suo anti divismo, segno che «quando uno è bravo è bravo e ha sempre qualche cosa da dire. Non c’entra l’età, non c’entra la provenienza», come ha sottolineato il direttore artistico Giovanni Gnocchi. Tanti applausi per Fung e per i violoncelli di Rcc che come da tradizione si sono esibiti nel concerto finale con Bach in apertura e Morricone in chiusura con lo stesso Fung a interpretare una gag divertente con tanto di cappello da cowboy per eseguire “C’era una volta il west”.
È stato un anno di grande sintonia e unità tra tutto lo staff del festival, musicisti, docenti, organizzatori con i tecnici e il loro seguito di bravissimi ragazzi del Venezze impegnati a suonare, ma anche dediti alle mille cose pratiche, un anno dove il disegno di Luigi Puxeddu, ideatore di questo cartellone di e per i giovani, ha preso una dimensione ancora più vasta. Si tocca con mano l’internazionalità del progetto che anima l’intera città: commercianti, ristoratori, pubblico, Sindacato del tempio della Rotonda, Conservatorio rodigino, Accademia dei Concordi, il Ministero della Cultura, la Regione, il Comune di Rovigo, Asolo Musica, la Fondazione Rovigo Cultura, la Fondazione per lo sviluppo del Polesine e gli sponsor Fondazione Cariparo, Fondazione Banca del Monte e AsmSet, hanno suggellato un patto di simbiosi e condivisione con i musicisti che hanno goduto di un calore e di un entusiasmo tali da sentirsi parte della terra polesana.

GUARDANDO AL FUTURO

«C’è un grande rispetto per il pubblico nel cartellone che ho disegnato per questa ottava edizione – aggiunge Gnocchi – Ho cercato di creare un circolo virtuoso offrendo un programma affascinante e nuovo perché sono sicuro che il pubblico sa recepire che dobbiamo essere “un cantiere aperto”. L’Italia non deve vivere solo nel passato, ma deve continuare a guardare al futuro e avere l’orgoglio anche di osare. Sono felice che qui a Rovigo si sia potuto costruire questo messaggio e ringrazio Puxeddu che mi ha chiamato, dimostrando umiltà e generosità nel cedere la sua “creatura” ora che è impegnato a teatro».
Toccante il saluto finale del presidente Ettore Felisatti che ha sottolineato il potere della musica e le grandissime emozioni di questo festival. «Un investimento importantissimo, una settimana di interconnessioni e integrazione, una importante opportunità per i nostri giovani musicisti. Il lavoro dell’associazione Venezze ha una consapevolezza: questo festival non è una meteora che passa e se ne va. Tutto resterà qui a Rovigo, a pieno titolo la città della musica e del violoncello. Grazie a tutti ancora e al pubblico che è la nostra forza».
 

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