Fanghi “sporchi” di Coimpo e Agribiofert, condanati a tre anni i due vertici

Giovedì 12 Dicembre 2019 di Francesco Campi
Una immagine scattata durante l'indagine
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ADRIA - I “fanghi sporchi” costano altri tre anni di condanna a Gianni Pagnin 68 anni, di Noventa Padovana, presidente del cda Coimpo ed a Mauro Luise, di Adria, 59 anni, già direttore tecnico della Coimpo e ritenuto dirigente di fatto della Agribiofert.
 
Dopo la sentenza per omicidio colposo per la tragedia del 22 settembre 2014, arrivata il 29 ottobre, con sei degli otto imputati condannati a quasi 30 anni di reclusione ed al pagamento di oltre di 2 milioni di risarcimenti, ieri si è completato il primo grado di giudizio anche per il cuore dell’inchiesta della Dda di Venezia, relativa al traffico illecito di rifiuti che avrebbe avuto come suo centro proprio l’impianto di Ca’ Emo, scaturita proprio dalle indagini in seguito al disastro che aveva stroncato la vita di quattro lavoratori. Il processo riguardava solo lo stralcio relativo all’accusa di traffico illecito di rifiuti, per la quale il 10 dicembre di due anni fa, con l’operazione “Nemesi”, era scattato l’arresto delle sei persone ritenute a capo di Coimpo e Agribiofert e quindi gli artefici della ipotizzata gestione abusiva di fanghi civili e agroindustriali ed altri rifiuti speciali, che non sarebbero stati sottoposti alle regolari e corrette procedure di recupero, venendo così illecitamente smaltiti in campagna.
Per Gianni Pagnin e Mauro Luise era stata decisa la custodia cautelare in carcere, mentre per le rispettive figlie Alessia Pagnin e Glenda Luise, componenti del cda di Coimpo, così come per Rossano Stocco, legale rappresentante della Agribiofert, e Mario Crepaldi, dipendente Coimpo, gli arresti domiciliari. Questi ultimi quattro hanno poi definito con un patteggiamento la propria posizione: per Glenda Luise, Alessia Pagnin e Stocco, già davanti al giudice per le indagini preliminari, con pene di 8 mesi ciascuno, per Crepaldi nel corso del processo che si è poi aperto a Rovigo, dopo il rinvio a giudizio, con una pena di 10 mesi. Per patteggiare con la sospensione condizionale della pena, infatti, per Mauro Luise e Gianni Pagnin era stata posta come condizione necessaria la bonifica dei terreni agricoli che sarebbero stati oggetto degli spandimenti non a norma. Condizione non ostativa per gli altri, seppure la questione sia comunque finita all’attenzione della Corte Costituzionale. Per Gianni Pagnin e Mauro Luise l’accusa, rappresentata in aula dal sostituto procuratore della Dda di Venezia Davide Zorzi, aveva chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi a testa. La decisione finale del giudice Laura Contini è stata per una condanna a 3 anni, con la pena accessoria, per la stessa durata dell’interdizione dai pubblici uffici, da professioni riguardanti la gestione dei rifiuti e dagli uffici direttivi di imprese, nonché l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti legati alla bonifica, il giudice ha ordinato «a entrambi gli imputati il ripristino dello stato dell’ambiente con riferimento al sito Coimpo nonché ai terreni ove sono avvenuti gli sversamenti nel periodo di tempo ricompreso fra l’anno 2013 e l’anno 2016, di cui alle tabelle riassuntive prodotte dal pm». Sul fronte dei risarcimenti, invece, con la definitiva liquidazione rimessa al giudice civile, i due imputati sono stati condannati al pagamento di provvisionali immediatamente esecutive di 10mila euro per il Comune di Adria, e per la Regione Veneto, di 6mila euro per la Provincia di Rovigo, assistita dall’avvocato Eliana Varvara, di 5mila per il Comune di Pettorazza Grimani, e per Legambiente.
“Una sentenza che mette un punto fermo nella vicenda degli spandimenti sui terreni agricoli di fanghi provenienti dallo stabilimento Coimpo e che ci soddisfa pienamente. Ci pare il giusto epilogo di una indagine condotta meticolosamente, da parte dei Carabinieri forestali, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia. Ci soddisfa, soprattutto, per la decisione del giudice in ordine al ripristino dello stato dei luoghi che è stato disposto per gli imputati: era una richiesta che avevamo avanzato come parti civili e che con soddisfazione abbiamo ritrovato nel dispositivo”. Questo il commento alla sentenza che arriva dagli avvocati Carmelo Marcello, Matteo Ceruti e Marco Casellato, componenti della rete professionale Lpteam, avvocati di parte civile rispettivamente per il Comune di Pettorazza Grimani, Legambiente e il Comune di Adria.
Ultimo aggiornamento: 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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