Otto cantieri per demolire l'ex centrale Enel nel cuore del Delta: ma il camino alto 250 metri rimane

Sabato 5 Febbraio 2022 di Anna Nani
Le gru che vengono utilizzate per la demolizione dell'ex centrale di Polesine Camerini

PORTO TOLLE - È iniziato da alcune settimane il processo chiamato “decommissioning”, ossia lo smantellamento dell’ex impianto termoelettrico di Polesine Camerini.

Un’iniziativa che fa parte di quell’evoluzione che vedrà sorgere il villaggio turistico Delta Farm al posto del profilo industriale che per anni è stato casa base della centrale Enel più grande d’Italia. Ad occuparsi del processo di demolizione per conto di Human Company, il gruppo fiorentino leader in Italia nel comparto all’aria aperta, è l’ingegner Francesco Mangani, progettista e direttore dei lavori che sta seguendo questa operazione fin dalla prima ora.

LA DEMOLIZIONE
Un percorso iniziato a giugno 2021 con la presentazione del progetto di smantellamento cui sei mesi dopo, il 14 gennaio, è seguito l’arrivo del consolidamento della Scia che ha decretato l’avvio dei lavori veri e propri nei quali sono impiegate 20 imprese per un centinaio di persone coinvolte, di cui il 40 per cento proveniente da Porto Tolle. Il crono-programma è stato recentemente aggiornato e secondo gli ultimi calcoli, questioni imprevedibili a parte, dovrebbe terminare ad ottobre 2023. Da lì dovrebbe iniziare la realizzazione di quello che sarà un villaggio turistico all’avanguardia, il cui progetto è in fase di studio.
Mangani è responsabile di questo grande cantiere che è suddiviso in 8 sub-cantieri che vivono vita propria e si muovono in contemporanea.

I SUB CANTIERI
«Il cantiere numero 1 è l’area centrale relativa alla sala macchine ed agli edifici ausiliari – spiega l’ingegnere -. Il secondo cantiere invece è relativo alle aree caldaie che si trova alle spalle della sala macchina, mentre il terzo riguarda il parco serbatoi Nord dove ci sono 3 serbatoi, 2 da 50mila tonnellate e 1 da 100mila, più l’ex locale di pompaggio. Il parco serbatoi Sud, invece, è il cantiere 4, lì ci sono altri 4 serbatoi da 100mila tonnellate. Il quinto intervento riguarda l’area della stazione di pompaggio con cui veniva presa l’acqua dal Po, mentre le grandi tubazioni che da lì confluivano per andare sotto i vari gruppi per poi restituirla al canale di scarico fanno parte del sesto cantiere. Oggetto del settimo sono quelle opere definite minori, ovvero lavori di piccole dimensioni che dureranno meno tempo che si trovano sparse un po’ in tutto il sito che riguardano edifici e magazzini vari. Infine, l’ultimo cantiere è la coibentazione dell’interno della ciminiera, cioè la pulizia di tutto il materiale che riveste le quattro canne interne».

CAMINO E SALA MACCHINE
Non si sa ancora se il camino da 250 metri di altezza rimarrà in piedi o meno, al momento è previsto che resti. «La sala macchine sarà il cantiere più impegnativo. I lavori lì dureranno fino a un mese prima del termine del progetto, dovrebbero servire circa sei mesi a torre caldaia». La scelta di suddividere le attività è presto detta: «Considerato che ogni cantiere ha il suo responsabile e che ognuno svolge ordini precisi, così facendo si possono fare più azioni in contemporanea con un notevole risparmio di tempo».
 

Ultimo aggiornamento: 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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