Un make up artist di Rovigo dietro il trucco di Drusilla Foer

Lunedì 21 Marzo 2022 di Roberta Paulon
Roberto De Agostini (a destra) con Drusilla Foer sul palco dell'Ariston al festival di Sanremo

ROVIGO - Si chiama Riccardo De Agostini, ha 42 anni, è rodigino ed è un artista del make-up. Ingaggiato dallo staff di Drusilla Foer per la terza serata del festival di Sanremo, oltre a curare la sua immagine per tutta la durata della sua partecipazione al festival è anche comparso sul palco nella scena che ha introdotto il monologo finale. Così, ha calcato, proprio fisicamente, il palco dell’Ariston
Sanremo è stato il primo evento di grande rilievo dopo due anni di pandemia, ma De Agostini ha partecipato, come professionista, alla mostra del cinema nel 2009 e nel 2013.

Diplomato al liceo artistico a Rovigo, comincia a lavorare per il Teatro Sociale. La disciplina del make-up comincia proprio dietro le quinte dei teatri nei quali ha l’opportunità di lavorare a produzione importanti firmate da grandi registi come Franco Zeffirelli. La formazione accademica arriva poi come un’esigenza; studio a Bologna, Milano e Treviso. 

LA CARRIERA 
Oggi lavora con il make-up professionale per marchi come Dior, Mac ed Estee Lauder, per produzioni televisive Rai, per il cinema e la moda: nel portfolio vanta Diesel, Armani, Scervino. A Rovigo è spesso impegnato con le produzioni del Teatro Sociale. Cosa sono stati due anni di pandemia? «Sono un lavoratore del teatro, abbiamo vissuto un anno di blocco totale nel quale ho scoperto di non essere allineato con la modalità digitale e social. Quindi a denti stretti ho resistito; grazie alla cooperativa di cui sono socio e attraverso la quale ottengo i lavori per lo spettacolo ho avuto assistenza nella richiesta dei ristori previsti. Pian piano, ho ripreso anche se con ritmi molto più lenti, l’attività in Teatro Sociale quando per volontà specifica del direttore artistico Luigi Puxeddu sono state convocate le maestranze per occuparsi dei cantanti per gli spettacoli trasmessi in streaming. Come le maestranze del teatro, ho allora ripreso a lavorare in misura molto ridotta però con la volontà di cercare di risollevarsi, fare unione e fronte comune. È stato un nuovo inizio». 
Qual è la differenza tra un trucco teatrale, artistico e quello estetico? “Io sono nato come truccatore teatrale, una passione che ho scoperto di avere già alle scuole superiori, e dal 2000-2001 ho sempre lavorato in teatro. Con la consapevolezza che il mondo del teatro è il mio mondo, per le emozioni che mi trasmette, la cosmetica nel suo aspetto più commerciale ed estetico mi ha introdotto al mondo della moda che oggi è sicuramente più creativo e fervente».


Hai introdotto il concetto di estetica. Nella piena espansione della cultura della body positivity, dell’accettarsi per come si è, il trucco che ruolo gioca? «Ho sempre pensato al significato più profondo che poteva avere questo mestiere, il mio essere funzionale agli altri. Ho sempre avuto la consapevolezza di essere un elemento che concorre alla somma di altri talenti e nel teatro mi sono sempre sentito parte di uno scopo: i talenti di tante persone creano un personaggio. C’è poi da riflettere sul fatto che truccare significa intervenire non solo con la tecnica ma con il proprio gusto sul viso di una persona e questo ha un impatto molto forte sulla percezione di se stessi e di come altri vedono noi. Proprio in questo periodo la mia professione, come quella di tutti coloro che lavorano nell’estetica, affronta un grande rinnovamento. Senza banalizzare, c’è una consapevolezza diversa rispetto anche solo a cinque anni fa e assistiamo a un’ondata anche violenta, rivoluzionaria, di scardinamento: l’immagine si libera da codici, significati, regole, censure e diventa espressione di libero arbitrio in cui possiamo decidere che immagine dare di noi stessi». 

IL MESSAGGIO
Quindi vediamo una cosmesi diversa, volta a esprimere se stessi. «I social, fonte di ispirazione e specchio della società, ci indicano che è già così. Molti mi chiedono “quali sono i colori da indossare quest’anno?” e io rispondo che ti metti quello che vuoi, quello che ti rappresenta e che ti fa stare bene. Lo abbiamo visto anche a Sanremo anche con scelte importanti come quelle di Elisa e soprattutto lo testimonia la crescita del trucco da uomo: con Achille Lauro, i Maneskin e le tendenze che corrono sui social, è crollato un muro. Oggi il trucco è gusto, personalità, libertà».

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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