Traffico di droga: marito e moglie condannati a quasi 12 anni

Giovedì 10 Settembre 2020 di Francesco Campi
Alcuni momenti dell'attività di spaccio dei due coniugi
ROVIGO - “White sand”, sabbia bianca: così era stata chiamata l’operazione che il 25 maggio di due anni fa aveva portato all’arresto in flagranza, a Chioggia, al termine dell’acquisto di un “sasso” da oltre 2 etti di cocaina, pagati con 3mila euro in contanti, di Valerio Boscolo Gallo, 56 anni, e la moglie Francesca Bezzi, 54, residenti a Porto Viro, dopo un lungo pedinamento sulla Romea, con i due a bordo di uno scooter di grossa cilindrata. Ieri per loro sono arrivate, al termine dell’udienza preliminare, di fronte al giudice Raffaele Belvederi, le condanne con rito abbreviato per tutti gli episodi di cessione che erano stati ricostruiti nel periodo precedente e che avevano tratteggiato i contorni di un vasto e fiorente giro di spaccio di cocaina in tutto il Delta. “Sabbia bianca”, appunto.
LE CONDANNE
La pena totale, in continuazione con la precedente, cioè sommando le due pene, è stata definita in 6 anni e 2 mesi e 39mila euro di multa per Boscolo Gallo e di 5 anni e 8 mesi e 34mila euro di multa per la moglie. Per l’arresto del 25 maggio, avvenuto in territorio veneziano, marito e moglie, difesi dall’avvocato portovirese Marco Pietropolli, avevano patteggiato, davanti al giudice del Tribunale di Venezia, una pena rispettivamente di 4 anni e di 3 anni e 7 mesi, mentre il 41enne chioggiotto che aveva venduto loro la cocaina, ad un livello più alto della piramide dello spaccio, è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 6 mesi.
INDAGINI COMPLESSE
Ma le indagini del Nucleo operativo della Compagnia di Adria sulla filiera di spaccio nel Basso Polesine, erano andate avanti a lungo e sono proseguite anche successivamente e, come aveva poi spiegato il capitano Gianluigi Carriero, comandante della Compagnia carabinieri di Adria, in una delle sue rarissime conferenze stampa, «attraverso osservazioni, pedinamenti,, intercettazioni telefoniche e altri accertamenti, hanno cristallizzato l’attività di cessione di droga fra marzo e maggio, con diverse decine di episodi». Cessioni che sarebbero avvenute a casa dei due coniugi, disoccupati, la cui unica fonte di sostentamento era, per gli inquirenti, proprio l’attività di spaccio di cocaina, ritenendo per questo illecitamente guadagnati i 7mila euro in contanti trovati con la perquisizione domiciliare nella loro abitazione.
Ultimo aggiornamento: 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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