Non c'è più ossigeno nell'acqua: nel Delta del Po muoiono milioni di vongole

Sabato 16 Luglio 2022 di Anna Nani
Pesca delle vongole nel Delta
2

PORTO TOLLE - Non si arrestano le preoccupazioni per il comparto ittico di Porto Tolle. Dopo la denuncia da parte dei vertici del Consorzio pescatori del Polesine relativa alla moria di cozze nella zona nord-est della Sacca di Scardovari dalla laguna di Barbamarco, zona Pila, arriva la notizia che anche le vongole sono ko. Tutta colpa anche qui dell’anossia, ossia quella carenza di ossigeno disciolto nelle acque di fondo che si instaura come conseguenza del consumo di ossigeno a seguito della decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri che prima ha messo i molluschi sotto stress per poi portarli in poco tempo alla morte. 

TEMUTA ACQUA BIANCA
«È arrivata l’acqua bianca (così viene definita l’anossia dai pescatori, ndr). Una situazione che ci farà perdere almeno 4-5 milioni di vongole – rileva Emanuele Finotti, presidente della coop Maistra, vice del Consorzio e responsabile della semina nella laguna del Barbamarco -. Ci saranno 40 centimetri di acqua a medio mare, sono due settimane che manca totalmente la circolazione dell’acqua e quindi dell’ossigeno necessario alle vongole per vivere. È una situazione gravissima, qui a causa dell’anossia sono morti i pesci, i granchi e dove è passata l’acqua bianca il fondo è sostanzialmente marcio». 

LAVORI IN RITARDO 
Le criticità sono sempre le medesime: i lavori di vivificazione che stentano a decollare e che sono fondamentali per mantenere in equilibrio un territorio come il Delta che è una commistione tra naturale e artificiale. «Se fossero stati eseguiti per tempo gli interventi di scavo ai canali, la circolazione dell’acqua sarebbe stata ottimale – specifica ancora Finotti -. I canali tra i due Pavin (zone di pesca, ndr) sono interrati, sarebbe stato sufficiente aprirli. Invece, anche in questa zona erano previsti dei lavori e non sono stati conclusi, la draga è stata portata via e non si sa quando tornerà». 
In quell’area pescano circa 350 vongolari sui 1.500 che operano negli specchi acquei dati in gestione al Consorzio che lavorano con due sistemi di pesca: a terra e a traino. 

OPERATORI AL PALO 
Entrambi metodi quasi impossibili da mettere in campo ora come ora come evidenzia il vicepresidente: «Non c’è acqua. Al centro della laguna la circolazione è totalmente ferma e non c’è nessun ricircolo dell’ossigeno. Non si può certo mandare i pescatori a raccogliere le vongole a mezzogiorno col rischio che i molluschi prendano un colpo di calore». 
A schierarsi dalla parte dei pescatori è Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale del Veneto: «Serve un unico intervento, e non frazionato nel tempo, da parte del Genio civile per liberare le bocche a mare nel Delta del Po e consentire, di conseguenza, una buona ossigenazione dell’acqua». 

L’INTERROGAZIONE 
Su questo tema il consigliere Lorenzoni aveva pure depositato un’interrogazione lo scorso 4 maggio, a cui non è mai seguita una risposta: «Ho domandato alla Giunta regionale se fosse possibile programmare un intervento risolutivo per aiutare le lagune e le produzioni – chiarisce Lorenzoni –. Più scavi minori, infatti, risultano inefficaci al fine di una reale ossigenazione dell’acqua e, a cascata, per un aumento della produzione ittica». 
 

Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 11:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci