Il Delta si prepara alla guerra alle trivelle: «Fermiamo le attività»

Martedì 27 Dicembre 2022 di giannino dian
La manifestazione a Rovigo della rete dei Comitati del No trivelle

DELTA DEL PO - Nel delta del Po veneto, dopo il “sì” del Senato alle trivellazioni al largo della costa Adriatica per l’estrazione del gas metano, si respira un’aria pesantissima, quasi a presagire azioni altrettanti pesanti, per far capire alle massime autorità del Paese che non devono ignorare le proteste di una popolazione di oltre settantamila persone che “vuole sopravvivere e non sprofondare” e tutelare la propria terra da decisioni distruttive di chi è molto lontano dal Polesine. 

GRANDE PREOCCUPAZIONE
Preoccupazione ancora maggiore deriva dal fatto che la Regione “è stata convinta a rimangiarsi il ‘no’ assoluto alla trivellazioni difeso fino a qualche settimana fa per intraprendere la strada del tavolo prettamente tecnico, deputato a fornire studi a carattere scientifico nell’ambito delle estrazioni di gas”. La gente e gli amministratori pubblici dissentono dal voltafaccia del presidente Zaia.
La reazione dei polesani e soprattutto da coloro che vivono nel cuore del Delta sono ora imprevedibili.

Si stanno già studiando e programmando forti iniziative che potrebbero portare al blocco generale di ogni attività sul territorio, supportate dalla netta posizione contro le trivelle dei sindaci di tutto il Polesine e del delta in particolare. 

L’APPELLO
Il presidente del Parco regionale veneto del Delta del Po - Moreno Gasparini, sindaco di Loreo, una decina di giorni fa, a mezzo pec, ha inviato una lettera al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Frattin, al presidente del Comitato nazionale tecnico Mab Unesco presso il Ministero dell’ambiente, PierLuigi Petrillo, al direttore della Direzione generale del patrimonio naturalistico e mare, Oliviero Montanaro, al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonacini, per chiedere di “Non concedere il rilascio dell’autorizzazione o altre concessioni in relazione a ricerca, coltivazione o stoccaggio di idrocarburi nel territorio del Delta del Po e nel tratto di mare antistante, trattandosi di un’area particolarmente fragile, soggetta a subsidenza (in diverse aree è superiore a 4 metri sul medio mare, ndr.), nonché riconosciuta come “Riserva di biosfera Delta del Po – MaB Unesco””. Gasparini ha ricordato che tale riconoscimento prevede, nel proprio piano di azione, un’espressione di volontà di intervento per la tutela dell’area costiera con “valutazioni degli impatti delle attività antropiche della fascia costiera con proposta di azioni correttive per la riduzione degli stessi” al fine di non compromettere il valore ecologico, ambientale e sociale dell’area riconosciuta. 

STOP CONCESSIONI
Moreno Gasparini così conclude la sua missiva ai vertici romani e veneziani: “Al presidente del Consiglio dei ministri chiedo di bloccare la concessione di nuove autorizzazioni per estrazioni di gas in Adriatico, che comprometterebbero nuovamente la delicata stabilità di un territorio che è il risultato di decenni di impegno e sacrifici da parte dello Stato e della popolazione locale”. 

PIOGGIA DI OSSERVAZIONI
In premessa all’accorata comunicazione, il presidente del parco ha ricordato che negli anni sono state molte le osservazioni, alle richieste di attivazioni di pozzi estrattivi, dei quali sono ancora presenti diverse testimoniane sia in terraferma che all’interno di territori lagunari attualmente allagati, inoltrate ai ministeri competenti, dei Comuni veneti ed emiliani-romagnoli, unitamente a quelle della Regione del Veneto, dei Consorzi di bonifica veneti ed emiliani-romagnoli, Provincie ed Enti parco Delta del Po Veneto ed emiliano-romagnolo che esprimevano, in sintesi, le seguenti preoccupazioni: dubbi sull’attendibilità dei modelli matematici utilizzati per valutare il, rischio derivante dalla subsidenza, ricordando, come le esperienze del passato hanno dimostrato, la fallacia di vari modelli matematici previsionali; come il fenomeno della subsidenza si manifesti anche nei decenni successivi alla fine delle attività estrattive (inziate nel 1960, ndr.). 

INCUBO SUBSIDENZA
Ancora Gasparini ha lamentato la mancanza di una valutazione cumulativa degli effetti della subsidenza tra i vari giacimenti vicini; l’assenza di un piano di monitoraggio idoneo a verificare l’attendibilità nel tempo dei modelli previsionali; che l’abbassamento da parte della piattaforma litoranea comporta la fagocitazione dei sedimenti che convergono verso l’area che si è abbassata a causa della subsidenza e quindi la perdita dell’equilibrio erosivo deposizionale costiero; che gli investimenti attualmente fatti e programmati nel settore turistico, agricolo e della pesca rischiano di essere vanificati dalle attività estrattive che provocheranno effetti di ingressione marina e subsidenza con ulteriori costi ambientali a carico del territorio deltizio.

Ultimo aggiornamento: 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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