Ripartenza difficile dal Covid: i ristoranti faticano a trovare cuochi e camerieri

Mercoledì 26 Maggio 2021 di Roberta Merlin
Ripresa dalla pandemia: difficile trovare cuochi e camerieri nei ristoranti

ROVIGO - Alberghi e ristoranti potranno, tra pochi giorni, accogliere finalmente il clienti anche all’interno dei locali.

Nel frattempo però ad essere spariti sono cuochi e camerieri. La “moria” di personale post Covid nel settore della ristorazione e dell’accoglienza si sta facendo sentire anche in Polesine. Molte persone infatti che, fino ad un anno fa, lavoravano come receptionist, maitre, camerieri, lavapiatti o aiuto cuoco, con l’incertezza provocate dall’amaro balletto delle chiusure indotte dalla pandemia, hanno deciso di cambiare lavoro. Migliaia di stagionali del settore che potevano prima contare su entrate legate ad eventi, cerimonie e turismo, si sono infatti trovati infatti ad affrontare i ritardi dell’erogazione della cassa integrazione e la riduzione drastica del lavoro a chiamata.

TAGLI DEL PERSONALE
In particolare, in Polesine ristoranti e alberghi, con la crisi della pandemia, insieme a tavoli e coperti, sono stati dunque costretti a tagliare anche il personale, restando in piedi grazie alla gestione familiare. «In realtà, è già da qualche anno che figure come camerieri e aiuto cuochi scarseggiano - spiega il funzionario della Fipe-Ascom di Rovigo Bruno Meneghini -, dopo il boom del 2019 che ha visto un’esplosione del settore della ristorazione, è infatti seguito un calo per le figure meno specializzate. Tutti, insomma, complici anche i tanti programmi di cucina, volevano fare gli chef. Camerieri e lavapiatti sono diventati introvabili. La pandemia ha poi accentuato questo grosso problema. Chi infatti lavorava a chiamata o a tempo determinato si è trovato ad essere senza lavoro dal momento che bar e ristoranti non potevano rimanere aperti. In molti dunque hanno cambiato professione».

CAMBIO LAVORO
Più di qualcuno che svolgeva l’attività di cameriere o aiuto cuoco nei ristoranti è stato assunto nelle logistiche come Amazon e ci sono poi rimasti. Gli stranieri invece che erano arrivati nel Rodigino per lavorare nelle strutture ricettive hanno deciso di tornare nel proprio paese in attesa della conclusione della crisi. Un problema, quella della carenza di personale che, in queste settimane di riaperture con il tutto esaurito per ristoranti e alberghi e in vista della stagione estiva, sta mettendo in difficoltà i gestori dei diversi esercizi pubblici della città e della provincia. 

PROBLEMI AL MARE
«Anche a Rosolina alberghi e locali stanno registrando questa carenza di personale – spiega Nicola Brugiolo, imprenditore del settore e presidente dell’associazione “Amare Rosolina” -, la pandemia ha peggiorato al situazione, ma già da qualche anno, camerieri e aiuto cuochi erano diventati introvabili. Il reddito di cittadinanza ha convinto più di qualche lavapiatti o cameriere a starsene a casa, magari con un assegno di 600-800 euro, invece di lavorare tutti i fine settimana per poco più di questa cifra. È anche vero però che a mancare è spesso la volontà di impegnarsi, fare gavetta per crescere in questo settore mi ritrovo spesso giovani che vengono ai colloqui nel mio locale e come prima cosa, non mi chiedono cosa devo fare o cosa dovrò imparare, ma “quanto mi dai”? Appena poi sentono che devono sacrificarsi il fine settimana rinunciano subito al posto. Spesso anche spalleggiati dagli stessi genitori che li accompagnano ai colloqui».
I giovani sarebbero poco disposti a svolgere mansioni come lavare i piatti o servire caffè. «È giusto anche dire che questi lavori sono stati spesso sottopagati. Ora però ci rimette tutta la categoria, ossia anche i ristoratori che hanno dato il giusto compenso e le giuste pause al personale».
 

Ultimo aggiornamento: 07:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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