Obiettivo Rovigo lascia la maggioranza, sindaco senza più i voti

Domenica 3 Febbraio 2019 di Alberto Lucchin
Da sinistra Paolo Avezzù e Massimo Bergamin
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ROVIGO - Obiettivo Rovigo esce dalla maggioranza e toglie il suo sostegno a Massimo Bergamin. Ora il primo cittadino può contare su appena 14 voti in consiglio comunale, ben sotto la soglia minima di 17 braccia alzate per andare avanti con l’amministrazione, ancora meno rispetto alle 20 con le quali aveva iniziato il mandato nel luglio del 2015. A comunicare questo passaggio all’opposizione, che di fatto mette la parola fine alla prima amministrazione comunale leghista di Rovigo, è stato Claudio Paron, coordinatore di Obiettivo Rovigo, il gruppo politico che fa riferimento a Paolo Avezzù.
 
In un lungo comunicato, a nome anche dei consiglieri Luca Paron e Carmelo Sergi, oltre che dell’attuale presidente del consiglio, Obiettivo Rovigo spiega duramente le motivazioni di questa decisione: «È quasi totalmente mancata la condivisione, in questi tre anni e mezzo il sindaco non ha mostrato alcuna considerazione per i suoi alleati essendosi spesso arrogato il diritto di agire a loro insaputa, privo di quella capacità di ascolto, di sintesi e di diplomazia che sono doti indispensabili in politica. Con i suoi atteggiamenti autoritari e prevaricatori, lungi dall’essere segno di forza, il sindaco ha creato crepe insanabili all’interno della maggioranza, basti pensare a quanti consiglieri lo hanno abbandonato».
È un giudizio finale al veleno quello che i consiglieri centristi danno a Bergamin e alla sua amministrazione, espresso in un comunicato nel quale snocciolano tutte le questioni che in questi anni hanno portato un po’ alla volta alla definitiva rottura con lui, non certo con il resto degli alleati Lega e Forza Italia, con la quale il legame è ancora molto forte. Parlano di un sindaco che «ha tradito fin dall’inizio e continua a tradire», che ha negato «la collaborazione e la cooperazione comune, la pari dignità e il rispetto dei ruoli e la condivisione delle scelte». Claudio Paron ricorda appunto la scelta «del tutto personale» di Bergamin di nominare i vertici di Ecoambiente e Asm senza alcuna condivisione con il suo gruppo politico, accusandolo di avere «sostenuto i suoi avversari politici», un chiaro riferimento all’affidamento dell’incarico in Asm alla segretaria del circolo Rovigo Centro del Pd Virna Riccardi.
Il comunicato prosegue con la questione del polo natatorio («emblema di una conduzione del tutto personalistica e improvvisata: si sarebbe potuta risolvere in un modo più conveniente»), la fusione del gestore della raccolta dei rifiuti Ecoambiente con il Consorzio rifiuti («adottata senza un preventivo e giusto confronto con gli amministratori e gli apparati di garanzia»), la cessione di Asm Onoranze funebri («approvata solo dopo che nel corso del consiglio comunale era stato assicurato che nessuno dei dipendenti sarebbe stato licenziato») che ha portato a lasciare a casa quattro lavoratori e la perdita del finanziamento di 13 milioni per il recupero urbanistico della Commenda e dell’ex ospedale Maddalena («compromesso dal colpevole ritardo nella presentazione della documentazione richiesta, il capitolo manutenzione strade e marciapiedi meritava ben altra attenzione e soprattutto ben altra capacità»).
Non è finita qui, perché i consiglieri rincarano la dose ricordando altri episodi che hanno contraddistinto gli ultimi mesi di amministrazione. «Non parliamo delle ultime figuracce sul caso del liceo Celio, sul caso Cibotto, sui veleni all’interno del comando della Polizia Locale e su via Munerati».
Il gruppo politico strettamente collegato a Forza Italia, conclude con la sua sentenza: «Abbiamo atteso invano per tre anni e mezzo, e per senso di responsabilità, un’inversione di tendenza su metodo e risultati. Non possiamo non considerare che nel corso dell’ultima settimana il sindaco è stato pubblicamente, ripetutamente e pesantemente sfiduciato persino dal gruppo consiliare della Lega con motivazioni che condividiamo pienamente. Non si vede pertanto come, a fronte di una simile manifestazione di sfiducia, il sindaco possa continuare a governare la città, sia pure con una giunta diversamente composta. Per le esposte ragioni, il gruppo consiliare di Obiettivo Rovigo ha deciso di uscire dalla maggioranza».
Uno smarcamento totale da quello che a oggi è ancora il primo cittadino del capoluogo polesano, ma che già domani i consiglieri di quasi tutta la maggioranza si aspettano faccia autonomamente un passo indietro e permetta ai rodigini di tornare alle urne.
Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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