ROVIGO - In dieci anni Rovigo ha perso 113 negozi e 24 fra bar e ristoranti.
CRISI DI LUNGA DATA
La desertificazione è iniziata già prima della tempesta perfetta dell'ultimo triennio, fra pandemia, rincari energetici e inflazione galoppante: fra 2012 e 2019, infatti, Rovigo aveva già perso 86 negozi, 51 in centro e 35 nelle aree periferiche. Il Covid-19 sembra aver tolto altro ossigeno. Non a caso nello stesso periodo è esploso il ricorso agli acquisti online. Un dato confermato dalla mutazione delle imprese anche a Rovigo, perché sono cresciute quelle della categoria "commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati", che include vendita online, porta a porta e distributori automatici: fra 2012 e 2022 sono passate da 18, equamente divise fra centro e periferia, a 34, ossia 19 in centro e 15 in periferia. Il calo non ha risparmiato gli ambulanti, con la flessione maggiore fuori dal centro, con le attività passate da 50 a 32, rispetto a quelle all'interno del perimetro delle vecchie mura, scese da 19 a 14. Complessivamente, in dieci anni Rovigo ha perso 23 bancarelle.
Tendenze non solo rodigine. Fra 2012 e 2022, a livello nazionale, sottolinea Confcommercio, «sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante, con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi dieci anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti, un calo di quasi il 20%».
LA SOLUZIONE
Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, continua Confcommercio, «per il commercio di prossimità non c'è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell'offerta. E rimane fondamentale l'utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1 nel 2022. Elemento che ha contribuito maggiormente alla desertificazione commerciale, ma che rimane comunque un'opportunità per il commercio "fisico" tradizionale. Cambia anche il tessuto commerciale all'interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali, libri e giocattoli a meno 31,5%, mobili e ferramenta meno 30,5%, abbigliamento meno 21,8%, e sempre più servizi e tecnologia, farmacie più 12,6%, computer e telefonia più 10,8%, attività di alloggio più 43,3% e ristorazione più 4%».
L'incremento di servizi alberghieri e di alloggio, nel suo piccolo, si registra anche a Rovigo, perché le attività di questo tipo sono passate da 8 a 10, rispettivamente da 6 a 7 in centro e da 2 a 3 nel resto del territorio. Tuttavia in questo settore è ben visibile anche il crollo dovuto alla pandemia. Nel 2019 le attività erano salite a 12, 10 delle quali in centro. Nell'ultimo triennio, quindi, anche su questo Rovigo registra una flessione.
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