Polesine in affanno, per la ripresa si punti sul rilancio delle risorse locali

Giovedì 25 Giugno 2020 di Alessandro Garbo
Pieralberto Colombo, segretario della Cgil di Rovigo
ROVIGO - Il comparto industriale polesano rimane in forte difficoltà. Gli ultimi dati divulgati da Confindustria sono allarmanti. «Le richieste per la cassa integrazione ordinaria sono 1.668, il 54% delle quali anticipato dalle aziende - spiega il vicepresidente dell’associazione industriali Gian Michele Gambato - Sono state attivate 580 pratiche per il Fondo d’integrazione salariale, il 46% anticipato dalle nostre associate. Poi ci sono 2.280 richieste di cassa integrazione in deroga, che per legge vengono liquidate dall’Inps. Abbiamo circa 11mila beneficiari, per un totale di oltre cinque milioni di ore».
I SINDACATI
Pieralberto Colombo, segretario provinciale della Cgil, prova a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Da alcuni settori arrivano segnali incoraggianti - spiega - una parte del metalmeccanico e dell’artigianato ha ripreso a lavorare bene, come il calzaturiero, e un altro comparto che regge è quello della chimica e della gomma-plastica. Si è ripreso a lavorare sull’evasione dei vecchi ordini produttivi, per verificare il calo della domanda dai mercati dobbiamo aspettare la fine dell’estate. L’offerta interna rimane fiacca, siamo legati al mercato estero: turismo e servizi sono invece i settori che destano più preoccupazione. Per quanto riguarda il mondo delle imprese, meno male ci sono stati gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti. Già prima dell’emergenza Covid-19, in alcuni settori, si era registrato un calo, in particolare nell’ultimo trimestre 2019».
AZIENDE IN CRISI
Faticano a ingranare, per il sindacalista Colombo, «le aziende che denunciavano difficoltà anche prima del Covid, come Socotherm, mentre la filiera collegata al mondo dell’automobile, come la Draxton, l’ex Infunfor di Borsea, ha avuto una ripresa più lenta, perché il mercato non è di certo aumentato con il lockdown».
PROBLEMI DI LIQUIDITÀ
Le associate di Confindustria hanno dovuto sopperire ai ritardi dello Stato e garantire liquidità ai dipendenti, ma qui il segretario provinciale della Cgil vuole fare una precisazione: «L’anticipo sulla cassa integrazione è sempre esistito: se facciamo un passo indietro alla crisi del 2009, in quel caso gli anticipi delle aziende erano stati maggiori. Sono imprese ben strutturate, che nel giro di due mesi recuperano i fondi stanziati». Colombo invoca una vera politica industriale per rilanciare il Paese e non fa mancare la critica a Confindustria: «Chiedere contributi a pioggia non è l’unica strada - osserva il sindacalista - Ci sono difficoltà sui rinnovi dei contratti nazionale, stiamo tornando indietro di dieci anni. Le ricette presentate da Confindustria sono vecchie e superate, rischiano di aumentare il dislivello tra le classi sociali, mentre il rilancio deve basarsi su occupazione, formazione dei lavoratori e digitalizzazione, perché comprimendo salari e diritti non può esistere competitività». Tra le proposte per crescere, il suggerimento è quello di «puntare sulle risorse di casa nostra, sulla filiera agroalimentare e sulla tradizione del tessile, ma senza abbattere i costi della manodopera», spiega il segretario della Cgil.
LE PREVISIONI
Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl Padova-Rovigo, teme conseguenze devastanti per il territorio: «Non abbiamo sensazioni positive, ma attendiamo settembre - osserva - O riparte il mercato straniero, altrimenti rischia di essere un bagno di sangue. Il Veneto infatti è sempre stato un grandissimo esportatore: ora le produzioni vanno a rilento, non solo nell’industria. Seguiamo con attenzione i problemi di turismo, mense e ristorazione, perché in quei settori gli ammortizzatori sociali sono diversi e subentra la questione degli appalti, spesso si assiste al cambio di datore di lavoro tra cooperative». Riccardo Dal Lago, segretario provinciale della Uil Padova-Rovigo, esprime preoccupazione: «C’è un deficit notevole di occupazione, un solco già scavato nei mesi precedenti allo scoppiare della pandemia - afferma - Il settore industriale è in sofferenza, ma faticano ancor di più il commercio e il turismo. La situazione è drammatica, poi, se consideriamo il vistoso calo dello settore dello spettacolo. Le casse integrazioni sono forme di aiuto e sostegno al reddito, ma serviranno investimenti forti e mirati per ripartire. Il Governo ha fatto molti annunci, tanti incontri bilaterali, ma il tempo non può essere consumato. Vedremo se le azioni intraprese daranno all’Italia la possibilità di riprendersi».
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