ROVIGO - Due pazienti deceduti in ospedale, 51 nuovi positivi accertati nelle ultime ore e un focolaio da contenere all’interno dell’ospedale di Adria. Il Covid continua a lanciare l’offensiva, con gli ospedali nel mirino.
Nelle ultime ore il Polesine piange altre due vittime. Si tratta di due persone anziane, una di Rovigo e una di Guarda Veneta, rispettivamente di 87 e 82 anni, vaccinate, ma presentavano commorbilità, in altre parole erano gravate da altre patologie. I due pazienti erano entrambi ricoverati a Rovigo nel reparto di Malattie infettive.
ALTRI RICOVERI
Il numero dei ricoverati, nonostante i due decessi, non è affatto diminuito.
SERVIZI GARANTITI
I quattro pazienti in ospedale Adria di fatto costituiscono un piccolo focolaio per il quale sono scattati i protocolli che ormai per tutti gli ospedali, sono collaudati. Il reparto è stato riorganizzato con l’isolamento dei positivi e i tamponi a tappeto sui pazienti e sul personale a contatto, per monitorare l’eventuale propagarsi del virus e attuare le procedure del caso. Al momento non è stata comunicata alcuna sospensione dei servizi erogati, quindi nessun reparto è stato chiuso.
IL QUADRO GENERALE
Caso vuole che a dare un segno di speranza ci siano lo stesso numero di guariti in un giorno: 31, esattamente come i ricoverati. Con 531 persone positive e un ritmo di contagi di una cinquantina al giorno (51 ieri, dei quali solo 25 già in isolamento) non c’è però da scherzare, soprattutto a fronte di una platea di oltre 1.500 persone in isolamento, cioè che sono state a contatto con i positivi. Un numero tanto alto è ovviamente per effetto delle scuole, in cui chiaramente la notizia di una positività comporta l’immediato isolamento di 20-25 persone alla volta, e della libertà di contatto sociale di cui tutti ormai sono tornati a godere almeno all’aria aperta.
Sul fronte dei vaccini l’Ulss 5, che continua a somministrare dosi a un ritmo di circa 400-500 dosi al giorno (venerdì 457), ha aperto le prenotazioni per la terza dose alla popolazione oltre i 40 anni, cioè fino ai nati nel 1981, con le agende che risultano già piene fino a fine gennaio. Crescono con gradualità e lentezza anche le prime dosi che hanno raggiunto l’80,7% della popolazione complessiva e l’88% della popolazione vaccinabile. Resta quindi un 12% di popolazione che potrebbe vaccinarsi, ma non lo fa.
SOGLIA DI ATTENZIONE
Percentualmente, l’andamento della pandemia continua a offrire dati simili a quelli delle scorse ondate, ma la pressione ospedaliera è ancora sotto controllo: il totale delle persone risultate positive da inizio pandemia sul totale della popolazione è il 7,37%, mentre i nuovi casi riscontrati sul totale delle persone testate negli ultimi sette giorni è di 1,22%. La situazione, però, sarà commentata dal direttore generale in persona, Patrizia Simionato, in un punto stampa già programmato per le 12 di domani proprio per riferire alla cittadinanza nuove notizie sulla situazione pandemica e sull’andamento della campagna vaccinale.