I ricoveri scendono a 86, chiude il reparto anti-Covid dell'opedale di Adria

Martedì 26 Gennaio 2021 di Francesco Campi
Un reparto anti-Covid

ROVIGO La nebbia si sta diradando e si iniziano a vedere barlumi che lasciano sperare nella riduzione definitiva di questa pesantissima seconda ondata. Anche e soprattutto sul piano dei ricoveri, scesi a 86, al punto che si inizia a riprogrammare l’attività degli ospedali con un graduale ritorno, se non alla normalità, alla situazione di qualche mese fa. Tornando ad accentrare tutti i pazienti Covid al San Luca di Trecenta, che da quasi un anno è diventato ormai il baluardo polesano della lotta al virus come polo specifico, e liberando intanto l’Area Covid realizzata all’ospedale di Adria. La speranza è di riuscire a farlo già nel giro di una settimana.
DIMISSIONI E TRASFERIMENTI
«L’intenzione – spiega il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella - è di arrivare allo svuotamento dell’ospedale di Adria dei degenti Covid positivi attraverso le loro dimissioni, ma nel caso di degenze ancora lunghe si prevede il trasferimento a Trecenta, in modo che Adria possa tornare alla sua attività ordinaria già nel giro di una settimana. Tornerà tutto come prima, ma ovviamente non da un giorno all’altro. Sarà tutto graduale e riguarderà inizialmente l’attività internistica, perché per quanto riguarda l’attività chirurgica ancora resta forte la pressione dei ricoveri in Terapia intensiva Covid. Abbiamo ancora 16 pazienti in area critica e questo rende necessario mantenere impegnati al San Luca ancora un certo numero di medici anestesisti e di infermieri specializzati. Ma già dalla scorsa settimana, visto che sono comunque diminuiti anche i pazienti in questa area, sono stati comunque ridotti alcuni turni ed è stata già incrementata l’attività chirurgica ordinaria, con qualche seduta aggiuntiva».
I RICOVERI AD ADRIA
Al momento ad Adria i ricoverati in Area Covid sono “appena” 8, altrettanti sono in Malattie infettive a Rovigo e al San Luca, oltre ai 16 in Terapia intensiva, ce ne sono 52 in Area medica e semintensiva. Numeri che, complessivamente, riportano a quelli di inizio novembre. Solo che allora la marea stava crescendo inarrestabile, ora sembra ritirarsi. «Attenzione – avverte Compostella –, non dobbiamo commettere l’errore di pensare che l’emergenza sia finita. Purtroppo non è affatto così e dovremo sempre essere pronti a fronteggiare variazioni improvvise. In questo momento siamo tutto sommato in linea con quelli che sono stati i numeri massimi della prima ondata, quando abbiamo toccato un picco attorno ai 60 pazienti in Area medica e di 16 in Terapia intensiva. Le cose in questo momento stanno andando meglio rispetto a pochi giorni fa, ma non possiamo abbassare la guardia».
TRECENTA POLO-COVID
Parole che riecheggiano quelle di settembre, quando nonostante una generale euforia il dg dell’Ulss Polesana ricordava che a Trecenta restavano pronti i 100 posti letto di Area medica Covid, che allora sembravano un’enormità e che invece, circa un mese fa, erano stati saturati. Tanto da rendere necessaria, appunto, l’apertura di un’area Covid da 16 posti letto all’ospedale di Adria. Ed era appena l’8 gennaio quando è stata deciso di incrementarne il numero a 21, arrivando pochi giorni dopo a riempirli quasi tutti. Poi, la marea ha dato segni di regressione e il 14 gennaio il primo provvedimento, da settembre, che segnava un’inversione di rotta: la riduzione dei posti letto di area non critica a Trecenta, quattro in meno, e otto in meno anche di ospedale di comunità, riuscendo così a far stare tutti i pazienti positivi al quarto piano del San Luca.
VISITE SPECIALISTICHE
Tutte le attività ospedaliere, insomma, virano verso una piena ripresa, come rimarca il dg: «Per quanto riguarda l’attività specialistica ambulatoriale, che a differenza della prima ondata, nonostante la maggiore pressione, in questi mesi non abbiamo comunque mai interrotta del tutto, dal primo febbraio, anche su scala regionale, riprenderà un’attività quasi ordinaria e aumenteranno anche quelle prestazioni che sono state tenute un po’ un stand-by o comunque ridotte. La differenza rispetto alla prima ondata è che non dovremo riprogrammare tutto, ma solo allargare la disponibilità delle agende. È chiaro che in alcune attività, che erano a ritmo ridotto, si sono accumulate richieste che verranno ricollocate».
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Ultimo aggiornamento: 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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