ROVIGO - Anche se non si vede più, il Covid c’è ancora. E sembra voler rialzare nuovamente la testa. La scorsa settimana il direttore sanitario dell’Ulss Polesana, Alberto Rigo, ha sottolineato come dal punto di vista dei ricoveri permanessero una decina di pazienti, ma che erano state chiuse le aree che erano state allestite, sia nell’ospedale di Adria che in quello di Rovigo, per l’isolamento dei pazienti ricoverati per altre patologie e che risultavano positivi, seppur pressoché asintomatici. I “Covid per caso”, come venivano chiamati nei corridoi ospedalieri, il cui numero crescente nei mesi scorsi aveva comunque creato problemi logistici non di poco conto. Nonostante un quadro rassicurante e una minore pressione sugli ospedali, il dottor Rigo non aveva mancato di raccomandarsi: «Non bisogna abbassare troppo la guardia, perché se anche i numeri attualmente non sono alti, il Covid continua a esserci ed è impossibile prevedere cosa potrà accadere in futuro, nessuno ha la sfera di cristallo».
Purtroppo, però, una qualche dote di preveggenza sembra averla avuta, visto che nell’ultima settimana i numeri dei contagi, così come in tutto il resto del Paese, sono tornati a crescere anche in Polesine.
LA RISALITA
Da martedì scorso le nuove positività sono sempre state in tripla cifra. E anche ieri, come risulta dall’ultimo bollettino di Azienda Zero, ne sono state accertate altre 125.
GLI OSPEDALI
A confortare, oltre all’assenza di nuovi decessi dopo i due all’inizio del mese, restano i dati ospedalieri, con la Terapia intensiva senza pazienti da ormai un mese e un numero di ricoverati per acuti pari a otto, sei a Rovigo e due a Trecenta, dove ci sono anche due degenti nell’ospedale di comunità Covid. Il numero dei polesani in questo momento positivi, tuttavia, è tornato sopra quota mille, 1.348, a conferma della ripresa dei contagi, visto che con fatica a fine maggio era stato superato, in discesa, il muro dei mille positivi. A livello settimanale, i contagi rapportati alla popolazione sono risaliti a ben 354 ogni 100mila abitanti, che seppur il dato più basso fra tutte le province venete, è triplicato rispetto a una decina di giorni fa.
LA NUOVA VARIANTE
La responsabile della ripresa dei contagi sembra essere una sottovariante di Omicron, Ba.5, che sembra in grado di eludere le risposte immunitarie anche se si manifesta con sintomi tendenzialmente lievi. L’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, nel suo report del 17 giugno, sottolinea come «rispetto alla sorveglianza precedente si osserva un notevole incremento della variante Ba.5, che è passata dallo 0% al 22%, diventando il secondo lineage più diffuso nella regione. La prima identificazione in Veneto del lineage Ba.5 risale all’11 maggio 2022, ad indicare un notevole aumento della sua frequenza in poche settimane». Già dopo un mese, infatti, risulta un quarto dei campioni analizzati di Padova, Treviso e Vicenza. A Rovigo, invece, come a Belluno, risulta ancora marginale, appena al 4%. Ma vista l’alta capacità di diffusione in pochi giorni dal prelievo dei campioni sequenziati, il 6 e 7 giugno, le cose potrebbero essere già cambiate.