Un altro ristorante chiude a causa del Covid: «Perso il 70% dei clienti»

Mercoledì 28 Aprile 2021 di Alessandro Garbo
La titolare della Perla Nero di Occhiobello, Francesca Canella
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OCCHIOBELLO - Un altro ristorante si arrende. La crisi economica innescata dalla pandemia affonda La Perla nera di Occhiobello. È stato un compleanno amaro per i titolari che avevano da poco celebrato i due anni dall’apertura, avvenuta il 19 aprile 2019.

Il locale che sorge lungo via Eridania, che proponeva un ampio menu tra specialità di carne, pesce e pizzeria, ha preso una drastica, ma inevitabile decisione. Il post sui social ha sorpreso clienti e amici: «Con nostro immenso dolore comunichiamo che domenica 2 maggio sarà il nostro ultimo giorno di apertura. Purtroppo l’attuale situazione non ci permette di andare avanti in queste condizioni, grazie mille di averci sostenuto e averci dato tante soddisfazioni».


SOPRAVVIVENZA
Come tanti altro, durante questi mesi il ristorante non si è fermato e ha tentato di percorrere la strada della sopravvivenza, puntando su servizio d’asporto e domicilio. Tutto ciò non basta a fronteggiare le ingenti spese, mensili, che un locale deve mettere in conto e che non sono diminuite durante la pandemia. La titolare Francesca Canella è amareggiata e si lascia andare a un lungo sfogo. «Abbiamo scelto di chiudere perché siamo penalizzati dall’assenza del plateatico, la gente dopo tanti mesi passati in casa ha voglia di mangiare fuori. E poi ci sono troppe incognite sul futuro: a settembre c’è il rischio che arrivi una nuova ondata. Con l’asporto si lavorava bene, le richieste giungevano anche dalla vicina Ferrara, ma non è vera ristorazione, significa reinventarsi quasi come una rosticceria».


DUE ANNI DI LAVORO
Il Covid sembra lontano anni luce se si ripensa al taglio del nastro di due anni fa. «La nostra famiglia è originaria di Ferrara, abitiamo a Fiesso Umbertiano dove abbiamo gestito per quasi sette anni il ristorante Grisù. Nel 2019 abbiamo scelto di trasferirci con l’attività a Occhiobello e prima che arrivasse il Covid si lavorava bene, poi è cambiato tutto». All’inizio la famiglia Canella non si è arresa alle difficoltà. «Siamo stati tra i primi a fare la consegna pasti ai camionisti. In seguito, oltre ai menu d’asporto, ci siamo trasformati in bar inventando le colazioni a domicilio nei paesi vicini».


IL PERSONALE
La Perla nera aveva preso in gestione un capannone lungo l’Eridania, un locale veramente grande e che necessitava di uno staff ampio. «Abbiamo nove dipendenti e i ragazzi part time in cassa integrazione ora percepiscono la miseria di 300 euro: ci siamo prodigati affinché trovassero una nuova sistemazione, mentre altri dipendenti ci seguiranno con noi nell’oasi di Migliarino, fattoria didattica con ristorante-pizzeria che gestiamo da tempo nel Ferrarese». Drammatico il calo del fatturato da quando è scoppiato il Covid. «Abbiamo perso quasi il 70% degli incassi e dal proprietario dello stabile non abbiamo ricevuto sconti sull’affitto. Ci siamo informati per allestire uno stand esterno, ma solo l’affitto costa 4-5mila euro al mese. Una cifra insostenibile».
Travolta dai messaggi di affetto dei clienti, La Perla nera promette che si tratta di un arrivederci e non di un addio. «Quando il virus sarà finito, speriamo tra un anno, ci piacerebbe tornare in Polesine e aprire un nuovo locale».

Ultimo aggiornamento: 17:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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