Addetti bloccati dal virus, case di riposo al tracollo. I sindacati chiedono al prefetto di intervenire

Sabato 15 Gennaio 2022 di Francesco Campi
L'Iras San Bortolo

ROVIGO - Un appello al prefetto per un intervento urgente per fronteggiare la grave situazione che stanno vivendo le case di riposo, un’emergenza nell’emergenza con i tanti lavoratori fermati a causa del contagio, ieri saliti a 155, e difficoltà ad assicurare l’assistenza. A firmare la richiesta, le segreterie confederali e pensionati di Cgil, Cisl e Uil, all’indomani anche della richiesta di aiuto formulata con una lettera dal direttore dell’Iras Giovanni Luca Avanzi, che coordina il gruppo di lavoro dei direttori delle strutture polesane e che ha scritto alla direzione dell’Ulss, ai direttori dei centri servizi e ai sindacati, sottolineando come «l’emergenza incombe e il rischio concreto è che da un giorno all’altro le strutture si trovino senza infermieri e soprattutto nell’impossibilità di reclutarne altri, per il semplice motivo che non vi sono abbastanza infermieri disponibili».
«La carenza di personale, in primis infermieristico, mette a rischio il diritto alla salute degli ospiti - sottolineano i rappresentanti delle tre sigle - stante la gravità di quanto sta succedendo, riteniamo, nel ruolo di rappresentante del Governo sul territorio, sia necessario l’intervento urgente della prefettura come abbiamo chiesto attraverso una nota inviata al prefetto, e per conoscenza all’assessore regionale Manuela Lanzarin, al direttore generale dell’Ulss 5, ai presidenti della Conferenza dei sindaci, degli Ordini dei medici e degli infermieri, e a tutte le Rsa. Da molto tempo si discute dei problemi che affliggono questo settore, in primis il ridotto finanziamento che sta incidendo sulla tenuta economica: mentre le tipologie di ospiti che accedevano a queste strutture subivano una modifica nella gravità e sulla necessità di un’assistenza sanitaria sempre più intensiva, le strutture comprimevano il costo del lavoro con la costante riduzione degli organici, anche a causa di standard ormai obsoleti, e attraverso un brutale dumping contrattuale».

L’ACCUSA

Questa scelta, «avallata dalle politiche fatte da questa Regione degli ultimi 20 anni, ha portato alla fuga di molte figure professionali. E con l’arrivo della pandemia è diventata un’emergenza molto grave. Abbiamo chiesto e ottenuto un tavolo permanente in prefettura sul tema Rsa, ma la situazione è precipitata. Tante le denunce da più parti, non ultima la lettera arrivata il 13 gennaio da parte del dottor Avanzi dove, in una sorta di grido d’aiuto, o forse di denuncia, per quanto da noi interpretato, propone il mettere insieme le risorse tra strutture, ben sapendo che rappresenterebbe un “pannicello caldo” perché il problema è strutturale e gravissimo su tutto il territorio».
I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sottolineano come «l’assenza di professionisti, in primis infermieri, ma non solo, sta determinando una sostanziale incapacità di queste strutture a erogare servizi, tanto che ormai riteniamo ci si trovi davanti a una chiara lesione del diritto alla salute e all’assistenza, prefigurandosi l’interruzione di pubblico servizio. Circa un anno fa, nelle strutture colpite dal virus, il problema principale da affrontare erano le ricadute sanitarie con una morbilità e una mortalità drammatica. Ora la carenza di personale, amplificate dalle assenze per malattia da Covid, rappresenta un’emergenza sanitaria più importante della stessa diffusione del virus».
 

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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