Covid, la pandemia costa all'Ulss 5 Polesana 17 milioni di euro: bilancio in passivo di oltre 42 milioni

Giovedì 9 Giugno 2022 di Francesco Campi
La pandemia è costata 17 milioni all'Ulss 5

ROVIGO - Il bilancio dell'Ulss registra un passivo di oltre 42 milioni, 5 dei quali imputabili ai costi Covid diretti, ovvero le somme spese per sostenere l'enorme sforzo per far fronte alla pandemia, e altri 12 indiretti, ossia mancati introiti dovuti alla sospensione delle attività ordinarie e alla mancata possibilità di recupero delle prestazioni slittate. Nel 2021, quindi, la pandemia è costata alla sanità polesana 17 milioni. È per questo che nel secondo anno dell'epoca Covid, il primo con la campagna di vaccinazioni, i tamponi di massa, accanto alla campagna di assunzioni e a un piano di investimenti strutturali, i conti sono saltati rispetto agli indirizzi regionali che indicavano in 14 milioni lo sforamento naturale dell'Ulss 5 in virtù delle caratteristiche strutturali di azienda e territorio.

Rispetto alla Proposta di bilancio d'esercizio 2021 approvata il 27 aprile, la perdita si è ridotta di un milione, da 43,8 a 42,8. Nella Proposta per le modalità di copertura della perdita dell'anno 2021 ed azioni per il riequilibrio della situazione economica per l'Azienda Ulss 5 Polesana, contestuale all'approvazione del bilancio, il direttore generale Patrizia Simionato sottolinea come «il risultato d'esercizio 2021 pari a -42.823.789 euro, diventa di 37.876.263 euro al netto dei costi Covid, determinati secondo le disposizioni fornite da Azienda Zero che, se rettificato degli ulteriori costi aziendali sostenuti per far fronte all'emergenza mediante l'utilizzo di risorse aziendali, diventa di 15.838.207 euro, con uno scostamento rispetto al risultato programmato per l'anno 2021, di 1.838.207 euro».

LO SCOSSONE VIRUS

Tale scostamento dalla previsione della Regione viene motivato nella relazione del direttore generale, allegata al bilancio consuntivo, nella quale si evidenziano oneri e spese aggiuntive che dipendono da fattori classificabili come esterni alla gestione aziendale per 19,8 milioni. Il bilancio 2020 era stato analogamente più rosso rispetto alle linee regionali, chiudendosi a circa meno 25 milioni per l'imprevedibile comparsa del virus che ha travolto tutto e tutti. Questo dopo che, anno dopo anno, l'Ulss Polesana aveva lavorato per cercare di riequilibrare i propri conti dai meno 13 milioni del 2017, primo anno dopo l'unificazione di Ulss 18 e Ulss 19, ai meno 4,3 del 2019. Poi la tempesta perfetta che ha fatto saltare tutti i piani e scombinato i conti in modo impossibile da prevedere. Non bisogna poi dimenticare che l'Ulss la più grande azienda del Polesine, con una spesa complessiva di 601 milioni, 157 solo per pagare il personale e quasi 12 andati in imposte e tasse. Senza contare che le caratteristiche della provincia rendono tutto più complesso: «La composizione demografica - si legge nella relazione di Simionato - amplifica la costosità dei servizi, rendendoli inevitabilmente non competitivi in confronto con altre realtà; le caratteristiche geografiche e morfologiche del Polesine, con una popolazione sparsa in molti piccoli centri che non consentono una razionale ottimizzazione dell'impiego delle risorse, comportano rilevanti e incomprimibili costi fissi che prescindono dal numero della popolazione servita sul territorio. Le scelte aziendali che comunque sono state messe in campo durante l'anno corrente con la massima determinazione, hanno consentito di far fronte all'emergenza epidemiologica e contestualmente di garantire una rapida e pronta ripartenza».

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