Il Covid ritorna a fare paura: impennata di casi, undici in un solo giorno

Mercoledì 21 Luglio 2021 di di Francesco Campi
Impennata di casi di Covid anche in provincia di Rovigo

ROVIGO  - Di colpo, 11 nuove positività in più.

Era da maggio che non c’era un aumento di contagi giornalieri in doppia cifra. Effetto della variante Delta, ormai prevalente, ma anche di un rilassamento generale. Per il Polesine con 47 persone attualmente positive, 3 ricoverate, 133 in isolamento domiciliare e l’incidenza settimanale risalita allo 0,35%, pur evidenziandosi una risalita, si tratta di numeri ancora piccoli e non sufficienti per poter parlare di una tendenza consolidata, ma è a livello generale, che il “rimbalzo” dei contali è palpabile. E ancora non c’è l’effetto “notti magiche” dell’Europeo. «Non siamo ancora tornati davvero alla normalità, ci siamo illusi di esserlo e adesso stiamo assistendo ad un riattacco da parte del virus: siamo di nuovo al fronte e bisogna che tutti capiscano che la “libertà virtuale” di oggi è la “prigione” di domani».

TAMPONI FREQUENTI

A sottolinearlo, il direttore amministrativo dell’Ulss Polesana Urbano Brazzale, in una conferenza convocata insieme al direttore Sanitario Alberto Rigo ed al referente Covid del Sisp Andrea Formaglio, per fare il punto sulla situazione epidemiologica e spiegare le declinazioni a livello locale dell’ordinanza firmata ieri dal presidente della Regione Luca Zaia, che ordina alle Ulss di attrezzarsi per eseguire i tamponi non solo a quanti arrivino o rientrino in Veneto dai Paesi per i quali è prevista la quarantena obbligatoria, “raccomandandoli fortemente” anche per chi arriva da Regno Unito, Malta, Spagna, Grecia, Slovenia, Croazia, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Francia, Cipro, Lussemburgo, Romania e Bulgaria. «Un tentativo della Regione – rimarca Brazzale - di offrire maggior protezione alla propria comunità, visto quanto sta succedendo in giro per il mondo. Con la campagna di screening di questi giorni, che ha fatto emergere un solo caso, stiamo già dando un’ottima risposta, soprattutto perché abbiamo tempi di risposta rapidissimi, che è la cosa più importante. C’è anche la novità di aver inserito fra i soggetti da sottoporre a tampone gli operatori sanitari che si assentano dal lavoro per più di tre giorni». 

NODO OPERATORI

Sul fronte degli operatori sanitari c’è poi tutta la partita di quanti ancora non si sono vaccinati. «Attualmente – ha spiegato sempre Brazzale - la commissione sta valutando una settantina di casi, con verifiche di specialisti che daranno il responso su esistenza di cause di differibilità o su patologie tali da rendere sconsigliato il vaccino. Rispetto al centinaio di sabato, una parte si è vaccinata, una parte ha visto riconosciuta la differibilità, per esempio donne in gravidanza. Le maglie sono abbastanza larghe perché si è tenuto conto del bilanciamento di interessi fra lasciare a casa gli operatori non vaccinati e garantire l’assistenza in un momento di carenza di personale». La campagna vaccinale, intanto, avanza, come sottolinea Rigo: «Lunedì le somministrazioni sono state 2.106 ed il totale è arrivato a 251.398, con il 61,2% dei polesani che ha ricevuto almeno una dose e il 48,9% che ha completato il ciclo. Contando le prenotazioni, l’8 settembre i polesani vaccinati raggiungeranno il 68,5%».

APPELLO AI GIOVANI

Tuttavia ci sono tre categorie: «La popolazione anziana con buonissima copertura, la fascia di mezza età con una media copertura e quella giovane con copertura bassa. Eppure in questo momento sono proprio questi ultimi la categoria più esposta, perché tendono ovviamente a muoversi ed aggregarsi di più. Per questo, stiamo cercando di elaborare una strategia di coinvolgimento, così come abbiamo fatto per la campagna di tracciamento nei luoghi a maggior frequentazione. Voglio ribadire l’importanza di corretti comportamenti individuali e delle iniziative di prevenzione per difendere la libertà che con tanta fatica abbiamo riconquistato. Il 5 luglio abbiamo aperto 22mila appuntamenti vaccinali, ne sono stati prenotati poco più di 4mila, quindi ne rimangono ancora quasi 18mila e questo è un dato da non sottovalutare. Visto l’andamento epidemiologico di questo momento dovremmo approfittare per arrivare all’immunità di gregge, che è attorno al 75% di vaccinati, ma anche andare oltre questa quota perché si riducono i rischi per tutti, in particolare l’insorgenza dei casi gravi».
Se venissero prenotati i 18mila appuntamenti ancora disponibili, la percentuale di vaccinati supererebbe il 76%.
 

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